Niente Corte di giustizia per il CETA
È del 23 novembre scorso la notiza del voto contrario del Parlamento Europeo alla proposta di sottoporre al vaglio della Corte Europea di giustizia il famoso trattato di libero scambio tra Canada ed Europa, il cosiddetto CETA. Il controllo effettuato dalla Corte si sarebbe incentrato in particolare sull’accertamento di ipotetici effetti lesivi di questo trattato internazionale sul diritto comunitario. Tale richiesta è stata avanzata da una rappresentanza parlamentare trasversale, composta da 84 membri di Strasburgo, in seguito al recente rifiuto di una nutrita maggioranza parlamentare in merito alla discussione in aula del trattato stesso.
Le motivazioni del rifiuto di un controllo di tipo successivo da parte della Corte di Giustizia europea consisterebbero, stando alle parole di Daniel Caspary del Ppe, in un mancato effetto del CETA sul quadro giuridico europeo e sulle norme costituzionali, almeno stando a quanto riportato da “esperti legali” citati dallo stesso Caspary.
Insomma, per farla breve: la sensazione, anche al netto delle recenti pressioni esercitate sulla Vallonia, regione del Belgio inizialmente ostile all’approvazione parlamentare del CETA, è che i voti dei parlamenti legittimamente eletti contino sempre meno in materia di trattati internazionali.
Secondo Monica De Sisto, portavoce della campagna STOP TTIP Italia, si tratterebbe di un «fatto grave e preoccupante. Dopo aver messo il bavaglio a una discussione democratica alcuni giorni fa, ora il Presidente Schultz ha messo in votazione la risoluzione impedendo agli eurodeputati di poter motivare il proprio voto. La risoluzione, se fosse stata approvata, avrebbe permesso di avere il parere autorevole della Corte di Giustizia Europea sul fatto che il CETA non metta in discussione il diritto comunitario. Volevano impedire ai Parlamenti nazionali di esprimersi, ora stanno mettendo il bavaglio al Parlamento Europeo. L’approvazione del CETA non deve avere ostacoli democratici, per il Partito Popolare Europeo e i Socialdemocratici. Molti parlamentari hanno votato a favore di un dibattito contro l’indicazione dei loro partiti e questo dimostra che le nostre argomentazioni sono convincenti. La maggioranza a Strasburgo sta correndo per quello: per evitare che siano sempre di più quelli che si rendono conto del grave errore che stanno facendo nel sostenere il Ceta».
Interessanti anche le dichiarazioni del rappresentante dei verdi, Yannick Jadot: «Siamo estremamente delusi dal fatto che la maggioranza dei deputati abbia scelto di rigettare il nostro appello di inviare il Ceta alla Corte di Giustizia europea. Date le enormi controversie sorte intorno all’accordo e le questioni serie che sono state poste sulla sua compatibilità con i trattati dell’Ue, c’è materia per interpellare la Corte. Infatti, come ha sottolineato la Corte costituzionale tedesca, la legalità della cooperazione regolamentare può essere messa in dubbio».
Nel frattempo Stop TTIP Italia ha lanciato la campagna di sensibilizzazione”adotta un parlamentare“, consistente in una pressione da esercitare sugli eurodeputati da qui al 14 dicembre, data della ratifica finale del trattato. L’iniziativa è raggiungibile a questo link, mentre la lista degli europarlamentari italiani contrari al vaglio della Corte europea di giustizia, in tutto sono stati 419 i voti negativi, è verificabile qui.
Il percorso giuridico del CETA e particolarmente interessante in materia di TTIP per il semplice fatto che farà giurisprudenza qualora un giorno quest’ultimo dovesse arrivare a fasi più avanzate di trattativa. Ce ne aveva già parlato Fabio Massimo Castaldo in questa intervista.
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