Morte di Castro: 9 giorni di lutto e sospesa vendita alcolici
Morte di Castro
Un silenzio insolito e una tensione non indifferente caratterizza oggi le strade di Cuba, da Plaza de la Revoluciòn al Malecòn sino ad arrivare fino a Vedado e Miramar. Una quiete solo apparente che regna su chi parla di una “scomparsa alla quale non avrebbe mai voluto assistere”. «Non sembra vero pensavamo vivesse in eterno» afferma Daniel Romer.
La storia di Fidel Castro si è fermata venerdi scorso alle ore 22.29, quando si è sigillato uno dei capitoli più rivoluzionari di Cuba. L’ex presidente si è spento dopo dieci anni di malattia, dove a raccontare il suo addio è stato il figlio Raùl con un breve ma intenso discorso televisivo alla nazione: «Caro popolo di Cuba, è con profondo dolore che compaio in questa sede per informare voi, gli amici della nostra America e del mondo intero della scomparsa del comandante in capo della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz. Hasta la victoria siempre».
Come Daniel Romer e Raùl, sono in tanti a non capacitarsene: «Sono distrutta, la nostra storia è la sua storia – dice Aitana – ci ha preso per mano e ci ha condotto per tutti questi anni, non posso crederci». Ad oggi, Cuba vuole solo piangere il suo Lìder Màximo, tenendo ben saldo alla memoria il suo aspetto con lo sguardo compiaciuto e ambizioso e con uno spirito ancora giovane e rivoluzionario sebbene la sua età. Ma non è unanime il ricordo positivo su di lui. L’opinione pubblica si è visibilmente divisa sul capo della rivoluzione cubana. In molti pensano sia stato un rivoluzionario, altri invece un dittatore.
Ci saranno nove giorni di lutto, come afferma Ràul Castro, in cui “non si svolgeranno spettacoli, le bandiere saranno a mezz’asta in sedi pubbliche e istituti militari e tv e radio pubbliche rispetteranno una programmazione informativa storica e patriottica sulla vita di Castro”. Inoltre è stato impartito anche lo stop alla vendita di alcolici nei locali pubblici, nonostante qualche pub abbia continuato a servire tipici mojitos e cuba libre. Gli unici esonerati dal rigido decreto sono stati alcuni dei ristoranti privati che hanno cominciato a espandersi dal 2011 grazie alla riforma sulle privatizzazioni promossa dal presidente Castro.
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