Non chiedermi quando. Dacia Maraini protagonista del nuovo libro di Concita De Gregorio

“Non è un’intervista, non è un saggio, ma la restituzione di un dono” così la giornalista e scrittrice Concita De Gregorio parla del suo ultimo lavoro, Non chiedermi quando, durante la presentazione tenutasi il 23 novembre al Piccolo Eliseo, che ha visto anche la partecipazione della protagonista, Dacia Maraini.

non chiedermi quandoNon chiedermi quando è un romanzo nato tre anni fa con il progetto Cosa pensano le ragazze, una sorta di inchiesta sui pensieri e i desideri dell’universo femminile che ha coinvolto circa 1000 donne dai 6 ai 100 anni: dal racconto delle loro storie sono nati poi dei racconti, ognuno dei quali rappresenta un diverso spaccato di vita. E tra quelle storie c’era anche quella di Dacia Maraini: “quando è arrivato il turno di Dacia, le ho chiesto di restituirmi il suo tempo: in questo senso è stata la restituzione di un dono”.  Così, attraverso una “terza voce che tiene insieme la partecipazione e la distanza che Dacia ha nel raccontare gli avvenimenti, come protagonista e spettatrice della propria vita”, prendono forma i ricordi di una vita straordinaria. Dal racconto della felice infanzia di Dacia, vissuta ad Hokkaido insieme ai suoi genitori e alle sue sorelle, quando “si usciva dalla finestra perché la porta era sepolta dalla neve” come racconta lei stessa, all’esperienza del campo di concentramento in Giappone, alle amicizie, alle passioni: il teatro, il femminismo, i viaggi, la scrittura. Pertanto dalla terza voce sembrano dipanarsene altre due, “una del tempo fermo, quella degli haiku giapponesi e una del tempo in movimento, quella dei racconti” come spiega la stessa De Gregorio.

Ecco che infatti Dacia parla di Non chiedermi quando come di “un allegretto con brio, la concentrazione lirica del poemetto in prosa”, attribuendo alla De Gregorio il merito di aver creato “una cosa nuova”. E infatti è interessante vedere questo intrecciarsi di pensieri sull’amore, la gelosia, ai ritratti di figure come Elsa Morante, all’amicizia con Maria Callas e Pierpaolo Pasolini, da cui peraltro nasce anche il titolo del romanzo stesso come racconta le De Gregorio: “un giorno maldestramente feci cadere un libro, ne uscì una fotografia bellissima in cui c’era Pasolini che guardava la Callas, la quale invece aveva lo sguardo rivolto verso l’obbiettivo … Chiesi a Dacia “dove eravate?” Lei mi rispose in “Mali” “E quando?” “Io mi ricordo tutto, ma non chiedermi quando” perché, come si legge nel romanzo “il tempo ed io ci siamo sempre ignorati, ci siamo proprio lasciati tranquilli, voltati le spalle come estranei”. E forse proprio per questo la sua vita è stata tanto interessante: dovremmo imparare a vivere così, “senza tempo”.