India, la demonetizzazione delle rupie getta il paese nel caos
Lo scorso 8 novembre più di un miliardo di cittadini indiani ha ricevuto un’amara sorpresa quando il primo ministro Narendra Modi ha annunciato con un messaggio alla nazione la demonetizzazione delle rupie, diventate dal giorno alla notte «nient’altro che carta straccia». L’improvvisa e insolita decisione del governo, ufficialmente intesa a combattere corruzione e denaro “sporco”, ha eliminato definitivamente le banconote da 500 e 1000 rupie (corrispondenti a poco meno di 7 e 14 euro, i tagli di maggior valore in un paese povero come l’India) pari rispettivamente a circa il 50% e il 36% di tutta la valuta contante in circolazione nel paese. In realtà, i benefici attesi sono già di gran lunga inferiori ai disagi in cui i cittadini indiani versano ormai da giorni.
La manovra del governo
L’8 novembre il premier indiano informa la popolazione con un annuncio a sorpresa che le banconote da 500 e 1000 rupie sono nient’altro che carta straccia, con effetto immediato. Sono le 10 di sera all’incirca, e immediatamente i bancomat vengono presi d’assalto: centinaia di persone aspettano per ore di poter prelevare in piccolo taglio. Le banche restano chiuse i due giorni successivi, gli sportelli di prelievo vanno fuori servizio. La popolazione di tutto il paese si ritrova senza contanti per piccole spese e non; gli esercizi commerciali e le pompe di benzina non accettano le rupie svalutate. Le banconote, rassicura il governo, potranno essere cambiate con quelle di nuovo taglio, sì, ma solo fino al 30 dicembre successivo e con un tetto giornaliero massimo fissato a 4000 rupie. Chi ha contante eccedente tale cifra è obbligato a versarlo sul proprio conto bancario; si possono prelevare fino ad un massimo di 20,000 rupie a settimana. Il tutto si traduce in code chilometriche fin dalle prime ore del mattino; tre persone muoiono mentre attendono il proprio turno negli stati del Maharashtra e nel Kerala.
Una decisione inutile e pericolosa?
Difficilmente le misure del governo conservatore di Modi riusciranno nel loro intento: combattere il denaro “nero”, vale a dire quelle somme guadagnate legalmente o illegalmente, senza che vi sia stata applicata nessuna tassa. Il black money costituisce da sempre una piaga nella società indiana, ma non sarà spazzato via così facilmente: secondo una stima del 2007 l’economia sommersa conta il 23% del contante in circolazione. La speranza del governo Modi è impedire a coloro in possesso di grosse somme di denaro nero di convertirle con i nuovi tagli, costringendoli a dichiarare il proprio patrimonio al fisco depositandolo in banca. L’intervento potrà anche essere efficace a questo scopo, ma di certo non impedirà agli evasori di tornare ad accumulare contante, senza dichiaralo, a lungo termine. In un paese che fa la fila ormai da settimane, a soffrire di più questa decisione sono la classe media e le fasce povere del paese, soprattutto nelle aree rurali. Qui, a differenza delle grandi città, diventa difficile convertire le vecchie banconote dal momento che le banche possono trovarsi anche a 5 km di distanza dai punti abitati. Insomma, lo scopo principale della demonetizzazione della rupia è favorire le transazioni virtuali di modo da applicare un maggior controllo sui flussi di denaro del paese, una decisione scellerata che si ripercuote quasi interamente su chi con corruzione e evasione fiscale ha ben poco a che fare, e comunque destinata a fruttare benefici ben poco a lungo. La decisione del governo Modi appare anche più discutibile se si pensa che l’India è un’economia basata in gran parte sulle transazioni in contanti; eliminando quest’ultimo la domanda è crollata, con danni incalcolabili a piccoli e medi esercizi commerciali. La manovra non ha tenuto in considerazione nemmeno l’alto numero di indiani che non possiedono un conto in banca e che hanno visto i propri risparmi sfumare di colpo.
Il paese nel caos
Ad oggi, milioni di persone non dispongono delle nuove banconote e ovunque spuntano approfittatori che si offrono di cambiare le vecchie banconote da 1000, ormai senza valore, per otto banconote da 100 rupie, ancora in corso di validità. La demonetizzazione delle rupie ha riacceso i riflettori sulla drammatica spaccatura nella società: una parte del paese benestante e con accesso al welfare che si trascina dietro come un peso morto un terzo della popolazione che vive in totale miseria. «Il denaro nero e la corruzione sono i principali ostacoli nella lotta alla povertà», parola di Modi. Ma che si possano vincere le disuguagliante mandando in fumo i risparmi di centinaia di migliaia di persone sembra confliggere con tali intenzioni. Con la raccolta fiscale il governo spera di finanziare l’ambizioso piano di modernizzazione del Paese. Peccato che, quella che per numero di abitanti è la più grande democrazia del mondo, si sia dimenticata di includere i più vulnerabili.
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Twitter autore: @JoelleVanDyne_