La nuova Dea del Gasp
Mercoledì 21 settembre. Nestorovski al minuto 89 segna all’Atleti Azzurri d’Italia: Atalanta – Palermo 0-1. Per i ragazzi di Gasperini, per la Dea si tratta di una sconfitta pesantissima. In cinque giornate si ritrova con appena 3 punti, 11 gol subiti, appena 6 fatti, tanti cambi di modulo e di giocatori. Insomma pochissime certezze e tantissimi dubbi con Gasperini che sembra in confusione. A un mese e mezzo di distanza le cose sono notevolmente cambiate.
Innanzitutto nei numeri, completamente capovolti rispetto alle prime cinque giornate. Dalla sesta all’undicesima l’Atalanta ottiene 16 punti su 18 disponibili (5 vittorie e un pareggio), segna 10 gol, ne subisce appena 2 e un modulo congeniale. Una vera e propria rivoluzione operata dalla capacità di adattamento di Gasperini. Il mister conosciuto per il suo 3-4-3 ai tempi del Grifone, di quel Genoa che portò a disputare l’Europa League. Un dogma, un mantra per l’allenatore proveniente dalla periferia di Torino, Grugliasco, che difficilmente poteva abbandonare e che, immancabilmente, aveva cercato di esportare a Bergamo in una società ancorata da qualche anno su un solido e rassicurante 4-3-3. Lo prova ma i risultati e il gioco non arrivano. Cambia, sperimenta, ripropone il 4-3-3 (caro alla Dea) ma niente. L’Atalanta naviga con una media punti da retrocessione. L’unica vittoria la ottiene in casa con il Torino – guarda caso con il 4-3-3 – ma è solo un’eccezione. Dopo arrivano due sconfitte pesanti: il 3-0 subìto a Cagliari e il ko casalingo, già citato, contro il Palermo. Poi arriva Crotone e da qui la svolta, l’adattamento e l’equilibrio. Vediamolo prendendo in considerazione 3 elementi: il modulo, gli uomini-chiave e le statistiche.
IL MODULO
Come si è detto Gasperini ha sperimentato, ha cambiato, ha provato anche a esportare il suo marchio di fabbrica, il 3-4-3, ma non è andato. Ha dovuto adattarsi e plasmare la sua Dea per quello che le offriva. E a Crotone si è visto il prototipo della sua creatura: un 3-5-2 che non è altro che una risistemazione del vecchio 3-4-3. Il Gasp, in pratica, si priva di un esterno d’attacco per rinfoltire il centrocampo in modo da creare densità tenendo sulla fascia, più che ali pure, terzini di ruolo dotati di grande corsa e resistenza: Dramé e Konko nella specifica occasione. Sì, è vero, l’avversario non era dei più temibili ma la vittoria schicciante, se non per qualche timore subito nel finale figlio di un’insicurezza ancora palpabile nei giocatori, racconta un’Atalanta in fase di ricostruzione.
Il banco di prova arriva alla giornata successiva quando all’Atleti Azzurri d’Italia sbarca il Napoli di Sarri. Qui abbiamo la prima apparizione della nuova Dea di Gasperini: dal 3-5-2 al 3-4-1-2. Una piccola variazione del tema ma decisiva: Kurtic avanzato, dalla linea mediana, qualche metro avanti a sostegno delle due punte, Petagna e Gomez. La densità a centrocampo è sempre garantita e, anzi, questo permette un pressing più alto, soprattutto sul regista basso degli avversari. Atalanta – Napoli 1-0. Da qui in poi il modulo viene collaudato e i neroazzurri non conoscono più la sconfitta, solo vittorie eccetto il pareggio a reti inviolate all’Artemio Franchi.
Si può dire che Gasperini abbia rinnovato il suo 3-4-3, lo abbia plasmato privilegiando la densità in mezzo al campo rispetto all’ampiezza che i due esterni d’attacco gli garantivano. Un adattamento necessario e dettato, ovviamente, dalla tipologia di giocatori che costituivano la rosa.
GLI UOMINI-CHIAVE
Ed ecco, infatti, che al modulo congeniale si accompagnano di conseguenza gli uomini congeniali ad esso. L’ossatura centrale della squadra vede Berisha, Massiello, Kessie, Kurtic, Petagna e Gomez. Su questa immaginaria linea Gasperini ha costruito la Dea. Stupiscono i primi due nomi: il primo, portiere preso dalla Lazio per fare il secondo a Sportiello scavalca le gerarchie e una volta messo in campo non è più uscito. Complici le iniziali rivedibili prestazioni di Sportiello, molto chiacchierato in estate su una sua possibile partenza (destinazione Napoli) e poi rimasto, invece, all’Atalanta; il secondo, difensore utilizzabile anche come mediano, 31enne che sembrava nella fase discendente della sua carriera. Ritrova, invece, con Gasperini un ruolo di prim’ordine come leader della difesa atalantina.
A centrocampo, oramai certezza, il giovanissimo, classe ’96, Kessie. Arrivato a Bergamo dopo una stagione esaltante in B con il Cesena, s’impone subito sin dalle prime partite tanto da segnare 4 gol nelle prime 3. Qualità e quantità ma soprattutto intraprendenza al servizio della Dea. L’altro nome non può non essere Kurtic. Lo sloveno è quello che ha giovato più di tutti dal cambio modulo. Basti vedere che da Crotone in poi è lui il capocannoniere della squadra. Dopo aver girato qualche squadra di Serie A ora sembra aver trovato la sua dimensione e il suo ruolo. Un corrispettivo di Nainggolan nel modulo della Roma di Spalletti, a sostegno delle due punte, punto di raccordo tra centrocampo e attacco.
Infine l’attacco. Per Paloschi e Pinilla solo scampoli di partita perché a risalire le gerarchie ci pensa un quasi dimenticato ma ancora giovanissimo Petagna. L’attaccante triestino, scuola Milan, dopo due anni a fare gavetta in B, approda all’Atalanta e se inizialmente siede perlopiù in panchina, la partenza difficile della Dea gli permette di mettersi in mostra e conquista in brevissimo tempo una maglia da titolare. Perno centrale offensivo è diventato il congeniale partner di Gomez, il più adatto a esaltare l’estro del talentuoso argentino. Il Papu, appunto. Il valore aggiunto di questa squadra, l’unico capace di far saltare gli schemi. L’elemento irrazionale inserito alla perfezione nella macchina ordinata e plasmata di Gasperini.
LE STATISTICHE
Modulo e uomini-chiave possono essere letti e interpretati solo a partire dai numeri. La cavalcata dell’Atalanta è visibile attraverso di essi e alcuni dati risultano interessanti. Prima di tutto il possesso palla. Paradossalmente la Dea, da quando tiene meno la palla rispetto agli avversari, vince e segna di più. La media delle prime 5 partite si aggira sul 52%, quella delle ultime 6 sul 46%. Dunque il lavoro di Gasperini si è focalizzato di più sull’assetto difensivo, riscontrabile nell’abissale differenza della media-gol subiti tra le prime 5 e le ultime 6, passata rispettivamente da 2,2 gol a partita a 0,3 a partita. Ma il subir meno ha anche nettamente migliorato la fase realizzativa, soprattutto per quanto riguarda la percentuale dei tiri in porta rispetto ai tiri totali: nelle prime 5 in media solo il 38% dei tiri erano nello specchio mentre nelle ultime 6 la media si è alzata fino al 66% dei tiri totali.
Ritornando all’importanza di Petagna nell’economia del gioco atalantino è un’altra statistica a confermarlo e a mostrarci la specifica funzione che assolve la punta per il Gasp. Petagna, infatti, risulta il giocatore che ha totalizzato più assist di tutti (6 in totale). Ciò conferma il lavoro a servizio della squadra che il triestino offre, soprattutto per gli inserimenti dei vari centrocampisti e del compagno di reparto. Ed ecco che, infatti, nella classifica speciale di occasioni gol e tiri nelle prime 3 posizioni, in doppia cifra, troviamo Gomez, Kurtic e Kessie.
Un gioco, quindi, che si affida molto alla fisicità della punta centrale in grado di liberare spazi per gli inserimenti da dietro prediligendo, come abbiamo detto, la verticalizzazione e la ripartenza veloce rispetto all’ampiezza del campo e alla gestione orizzontale del pallone.
Twitter: @Francesco Nespoli