Come sopravvivere a un attacco nucleare
Sopravvivere a un attacco nucleare. Eccolo lì il complottista! Proprio qui dovevo capitare? Maledetto clickbaiting, sarà meglio chiudere questa barzelletta e togliere il like a Lineadiretta24.
Una reazione del genere da parte del lettore è perfettamente comprensibile, visti i tempi che corrono in materia di giornalismo. Ma fermiamoci un istante a riflettere: un attacco nucleare è, ad oggi, un evento possibile. Che sia di tipo militare o di matrice terroristica, il vero complottismo è escludere apriori che nel 2016 vi sia la concreta possibilità di assistere a un tale evento, viste le grandi quantità di armamenti disseminati per il globo. Questo articolo non si prefigge di illustrare la composizione fisica degli ordigni (per palesi deficit scientifici dell’autore) né di fantasticare su opinabili scenari internazionali dando il là a congetture di vario genere circa gli schieramenti di un conflitto internazionale.
No, questo articolo intende soltanto riportare le linee guida da seguire nel caso in cui si verifichi un attacco nucleare. In altri paesi d’Europa, come la Svizzera o la Finlandia, da qualche anno esistono campagne di sensibilizzazione sul tema (pensate tutti gli edifici costruiti dai nostri vicini d’oltralpe dagli anni ’60 in poi devono disporre per legge di un rifugio antiatomico). In Italia dal 2010 esiste un piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche curato dalla Protezione Civile (approvato con dpcm 19 marzo/2010): documento che però si limita a scandire iter procedurali di allerta e standard organizzativi in caso di evento negativo riguardante una centrale nucleare sita a meno di 200 km dai confini nazionali.
La situazione che intendiamo prendere a esempio è però un’altra: un civile che si trovi nella propria abitazione o sul luogo di lavoro, accorgendosi nel giro di pochi secondi di essere in prossimità del luogo di un attacco nucleare, come nel caso di un attacco terroristico (IND, improvised nuclear devices ndr) o di avere a disposizione un breve lasso di tempo per prepararsi ad un imminente offensiva da parte di uno stato estero, come deve comportarsi? Poniamo alcune questioni per dare una tocco di sano realismo a questo tema: lascio i bambini a scuola o faccio di tutto per recuperarli? Dove e come mi rifugio? Per quanto tempo devo rimanere nascosto? Fuggo in automobile, magari tentando di contattare qualcuno tramite telefono cellulare?
Le nostre istituzioni non danno una risposta concreta a queste domande, ed è per questo che faremo affidamento principalmente ad un decalogo di consigli fornito dalla Fema (Federal Emergency Management Agency), agenzia del governo statunitense dedita alla gestione di emergenze quali terremoti, uragani, attacchi biologici e appunto nucleari.
COME MUOVERSI IN VIA PRECAUZIONALE
Senza addentrarci in questioni scientifiche di effetti dell’esplosione, legati a fattori come quota della stessa, venti e agenti atmosferici (qui un approfondimento) è importante ricordare che sono principalmente tre le conseguenze dannose derivanti da un’esplosione nucleare: un’onda d’urto a elevate temperature capace di raggiungere i 900 km/h, con quasi 500 atm per quanto riguarda la pressione e un bagliore in grado di accecare chi lo osserva; un forte impulso elettromagnetico (emp, electromagnetic pulse) capace di mettere ko la quasi totalità dei device elettronici in circolazione (provate a immaginare cosa succederebbe per le strade, solo per fare un esempio); il cosiddetto fallout, ovvero la ricaduta sul suolo delle radiazioni (inizialmente portate a un altitudine di 10-20 km dal fungo) nelle ore successive all’evento catastrofico.
La scelta che viene più caldeggiata in via preventiva è la Costruzione di un bunker. Sì e come faccio? Occorre essere chiari fin da subito: anche nell’ipotesi in cui disponiate di un bunker, qualora vi trovaste in un’area prossima al punto zero (siamo nell’ordine di una decina di chilometri di distanza dall’esplosione) è sì probabile la sopravvivenza all’onda d’urto ma sono anche abbastanza certe ulcere o gravi ustioni dovute all’aumento della temperatura. Torniamo al bunker: i consigli principali in circolazione ci dicono di scegliere un luogo sotterraneo e di utilizzare materiale (in ordine decrescente di efficacia) quale acciaio, cemento, pietre, mattoni, legno, sacchi di terra e indumenti per rivestire il bunker. L’ambiente dove ricavare il vostro rifugio anti-atomico dev’essere necessariamente posto nel luogo più in profondità della vostra abitazione o dimora, in modo da evitare l’onda d’urto, limitare il calore (per quanto possibile) e mettersi al riparo dalle radiazioni gamma (le più pericolose). Deve inoltre essere preferibilmente posto al centro della stessa, di modo che giovi del riparo offerto da muri esterni e interni dell’edificio.
Sono poi suggerite scorte di cibo in scatola e in bustina facendo attenzione alle scadenze e il razionamento d’acqua per il bunker. Attenzione a quest’ultima in quanto va sostituita periodicamente. Altri oggetti da lasciare all’interno del rifugio potrebbero essere degli indumenti non più utilizzati, delle torce, batterie, tute NPC (protezione “Nucleare, Biologica e Chimica”) e dei medicinali.
Altro consiglio utile è stabilire con la propria famiglia un piano di emergenza da attuare in caso di esplosione: fissare un punto di ritrovo e darsi delle regole base non sono giochi frutto di fantasie senza fondamento, visto che in caso di attacco è molto bassa la probabilità che tutto il nucleo familiare si trovi nello stesso luogo. Inoltre elemento non trascurabile è che a causa dell’emp non disporrete di congegni elettronici, a meno che (altra soffiata tesa a una corretta prevenzione) non li abbiate staccati da antenne e prese di corrente o addirittura isolati con tecniche quali una gabbia di Faraday.
DOVE ANDARE CONSTESTUALMENTE ALL’ESPLOSIONE
Il primo consiglio che viene dato è quello di trovare un luogo chiuso dove rifugiarsi. Inutile dire che, in questo caso, siete stati poco diligenti sotto l’aspetto della prevenzione; o magari siete troppo lontani dal vostro bunker. La principale indicazione è quella di dirigersi immediatamente sotto il livello del terreno. In caso di conflitto strategico con altre nazioni è molto probabile che si verifichino più esplosioni, quindi è consigliabile allontanarsi immediatamente da luoghi suscettibili di attacchi come basi militari, aeroporti, palazzi istituzionali e industrie strategiche.
Per nessun motivo è consigliato rimanere in strada alla ricerca di propri cari o parenti, in quanto si rimarrebbe esposti sia all’onda d’urto che al fallout. Un bambino è molto più al sicuro a scuola e l’unica scelta razionale in un simile contesto è convincersi che i propri figli siano dentro le mura scolastiche. Inutile utilizzare le automobili e i cellulari per i motivi di cui sopra, l’unico oggetto elettronico da conservare è una radio a pile, preziosa per capire gli sviluppi nei giorni successivi. Da appuntare è comunque il dato che, secondo molti esperti, rimanere all’interno di un’automobile ridurrebbe notevolmente le possibilità di subire danni dall’esplosione.
Nel caso in cui raggiungere edifici o luoghi riparati sia impossibile, la mossa giusta da fare è quella di cominciare a scavare il terreno cercando di ripararvi il viso e di coprire con indumenti le aree cutanee esposte.In questo modo eviterete l’onda d’urto, che nel caso in cui vi trovaste tra gli 11 e i 70 km di distanza dal punto zero vi raggiungerà in un lasso temporale che corre dai 10 ai 30 secondi. Non volgete lo sguardo per nessun motivo al bagliore causato dall’esplosione, rischiereste di subire danni alla vista e addirittura di incorrere in cecità. Qualora foste rimasti esposti alle prime radiazioni causate dall’esplosione, lavate accuratamente i vostri indumenti e liberatevene. Non asciugatevi i capelli con il phon, rischierebbero di legare ulteriormente le radiazioni ai vostri capelli.
COSA FARE NEI GIORNI SUCCESSIVI
Secondo la stessa Fema, il livello più alto di radiazioni in seguito ad un attacco si registrerebbe tra le 24 e le 48 ore successive: il consiglio, nel caso più grave, è quello di non lasciare il rifugio per circa 30 giorni. il livello di radiazioni presente nell’aria dovrebbe essere fortemente diminuito in questo lasso di tempo.Il sito Americano suggerisce inoltre, per sopravvivere a un attacco atomico, di contattare gli ufficiali di polizia e le forze armate. Cosa da evitare nel caso in cui venga dichiarata la legge marziale.
Come vedete sono stati trattati consigli pratici, nella speranza che siano alla portata di tutti al momento di un eventuale evento bellico/terroristico. Non è una realtà di cui prendersi gioco, dato che un giorno potrebbe riguardarci tutti.
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