Coldiretti: la lista nera dei cibi più pericolosi

“ La classifica dei cibi più pericolosi ” è una vera black list che emerge dal dossier Coldiretti presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio. Tale lista nera è stata elaborata sulla base del rapporto del Ministero della Salute sui sistema di allerta europeo, che ha registrato i numerosi allarmi per conseguenze alimentari verificati a causa di residui chimici, metalli pesanti, microtossine, contaminati microbiologici o additivi coloranti nel 2015. Tra questi sono annoverati le nocciole e altri tipi di frutta secca della Turchia che contaminate da aflotossine cancerogene hanno fatto scattare il più alto numero di allerta comunitari. A seguire, vi rientrano gli arachidi provenienti dalla Cina per il medesimo rischio, mentre per il peperoncino e per altre spezie dell’India si è rilevata un’alta pericolosità per contaminazioni microbiologiche e di residui chimici in eccesso. Ma non finisce qui, perché al quarto posto della classifica troviamo il pesce proveniente dalla Spagna che ha registrato contenuti fuori dal comune, come metalli pesanti per tonno e pesce spada.

cibi più pericolosi

Senz’altro, dunque, una classifica che dovrebbe far riflettere i quasi 35 milioni di italiani che consumano ingredienti italiani abbinati a prodotti provenienti da altri paesi, come Turchia, Spagna e India. Ma oltre a stilare una black list per avvertire gli italiani, il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha già anticipato quali provvedimenti saranno presi per salvaguardare gli italiani: «Non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri.» Ha dichiarato il presidente per poi concludere: «Bisogna liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in condizioni di dumping sociale, ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini.»

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