Bring The Noise, se la musica diventa uno show (confusionario)

Mettersi alla prova con un programma tv a sfondo musicale è un po’ come giocare d’azzardo: puoi avere in mano delle carte vincenti e puntare tutto sulla buona riuscita della tua prova, oppure puoi bluffare, confondere le acque a chi ti sta di fronte, nel disperato tentativo di trasformare le tue mancanze in punti di forza e vincere la partita. E mai, come nel caso di Alvin e del suo “Bring The Noise”, la seconda immagine risultò così veritiera e azzeccata.

bring the noise

Prodotto da Magnolia e andato in onda per la prima volta ieri, mercoledì 28 settembre, su Italia 1, il format, che ha sancito il debutto dello storico inviato di “Verissimo” alla conduzione di uno show in prima serata, è apparso, nonostante sia stato premiato da una raffica di cinguettii su Twitter e da dei dati d’ascolto più o meno soddisfacenti (circa il 6.9 % di share), un prodotto televisivo poco originale, confusionario e destabilizzante, un universo del nonsense abitato da otto anime vip – in questa prima puntata, si sono alternati sul palco Francesco Facchinetti, Paola Barale, Jake La Furia, Katia Follesa, Fabio Rovazzi, Andrea Pucci, Mercedes Henger e Francesco Cicchella– che, divise in due squadre e sotto la guida attenta (e scatenata) del loro conduttore/giudice, hanno tentato di mettersi alla prova e di strappare sorrisi al pubblico a casa, sfidandosi a colpi di indovinelli musicali, imitazioni e gorgheggi sott’acqua.

Bring The Noise, cliché e riferimenti di un nuovo prodotto targato Mediaset

Alla voglia di leggerezza e a una buona dose d’ironia, trasmesse in abbondanza da Katia Follesa nella sua imitazione di Britney Spears in “Toxic” o da Andrea Pucci nella prova corale “Più bella cosa non c’è” di Eros Ramazzotti, sono stati accostati giochi musicali simpatici ma privi di ordine, cliché triti e ritriti -come la live band della trasmissione, i Kutso, e il “siparietto” divertente tra la voce metallica della trasmissione, “Wanda”, e Alvin, formule vincenti e già utilizzate da Alessandro Cattelan nel suo late night show, “E poi c’è Cattelan”- e costanti riferimenti, riproposti al telespettatore in ogni sua forma e declinazione, alla hit estiva “Andiamo a comandare” di Rovazzi, tutti elementi di contrasto che pongono l’accento sul pressapochismo e sulla scarsa originalità della trasmissione targata Mediaset e spingono il pubblico a non andare al di là del semplice scambio di battute tra concorrenti e la guest star di turno (Giulio Berruti, volto di “Squadra Antimafia 8”), a rimpiangere le perfomance  dell’Uomo Gatto a “Sarabanda”, e a cogliere delle evidenti analogie tra “Bring The Noise” e programmi tv rodati e di successo come “Stasera tutto è possibile” di Amadeus. Quando si dice, “l’abito non fa il monaco” …

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Per avere, tuttavia, una panoramica il più possibile completa e articolata della trasmissione e vedere se Alvin, esperto conduttore di programmi a sfondo musicale, riuscirà a dosare il suo entusiasmo e a smorzare, con l’aiuto dei concorrenti, i difetti della sua nuova creatura televisiva, non resta che attendere la seconda puntata di “Bring the Noise”, in programma mercoledì prossimo, 5 ottobre.

 

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