A Nicotera matrimonio “stile” Casamonica, aperta un’indagine

A Nicotera nei giorni scorsi si è ripetuto quanto visto lo scorso anno a Roma per i funerali di Vittorio Casamonica. Questa volta in provincia di Vivo Valentia è stato un matrimonio a fermare per ore l’intera cittadina calabrese. Più precisamente quello tra Nino e Aurora. Stesso sfarzo del clan romano, stessa organizzazione megalomane, ma soprattutto stesso disinteresse per regole e leggi comunali. Oltre la solita presenza di decine di auto di lusso, quello che ha fatto scattare l’indagine è stato l’utilizzo privato della piazza antistante la chiesa. Chi e perché ha permesso che Piazza Castello si trasformasse in una pista di atterraggio per un elicottero con due novelli sposi a bordo? È questa la domanda alla quale vuole dare una risposta la Procura della Repubblica di Vibo Valentia che ha aperto un’inchiesta su quanto avvenuto al termine di una cerimonia nuziale. I carabinieri hanno già sentito il sindaco Franco Pagano e il comandante della polizia municipale. Il sindaco ha spiegato che nessuno ha autorizzato l’atterraggio, ma fatto sta che il sagrato è diventato un eliporto.

Stessa situazione, se non peggiore, avvenuta lo scorso anno a Roma. Lì forse fu ancora più grave tutto quello che avvenne attorno al funerale dell’esponente dei Casamonica. Oltre lo sfarzo della carrozza antica trainata da cavalli, della musica de “Il Padrino” ad accompagnare il feretro, quello che fu ritenuto quantomeno immorale fu l’enorme manifesto sulla facciata della chiesa con l’immagine del boss vestito di bianco, con un crocifisso al collo accompagnato dalla scritta: “Hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso”. In più dopo la funzione la bara fu trasportata da una Rolls-Royce, mentre la banda musicale suonava la colonna sonora del film “2001 Odissea nello Spazio e al passaggio del feretro tra le strade della capitale un elicottero che ha lanciò petali rossi sui presenti. Stesse scene viste ieri a Nicotera. Lo sposo, Antonio Gallone, infatti, ha un passato noto alle cronache giudiziarie. Il 17 agosto del 2011 venne beccato dai carabinieri mentre innaffiava 650 piante di canapa indiana. Da quel momento gli investigatori sospettano abbia legami con i clan, ma in questi cinque anni non c’è ancora stata una sentenza definitiva.

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