Il csa Sisma: occhio al post-terremoto
A qualche settimana dalle prime scosse del terremoto del 24 agosto, decide di parlare il csa Sisma, uno dei centri sociali più grandi e attivi delle Marche. Lo fa a nome di tutti i centri sociali marchigiani, parlando del proprio territorio colpito dal terremoto. Il csa Sisma è una delle voci politiche e sociali maggiormente impegnate nel panorama politico maceratese, marchigiano e nazionale. Ha deciso di attendere, di analizzare, di studiare la situazione e raccogliere informazioni da fonti il più possibile dirette. Questo per non incorrere nella facile “trappola dell’impressione a caldo”, come si legge nel loro comunicato.
Nel proprio comunicato gli attivisti del csa Sisma vogliono veicolare un primo messaggio. Riguarda il nome che è stato dato dai media a questo particolare terremoto: “centro Italia”. Nell’ottica dei ragazzi del centro sociale, nato nel ’97 a pochi mesi dal terremoto che colpì Umbria e Marche, questo nome identifica tutto e niente. Il sisma ha sì colpito le zone centrali del Paese ma identificando l’evento con un nome così generico e ampio si rischia di fare confusione. Non sono un caso le centinaia di prenotazioni annullate negli alberghi e nei centri ricettivi della costa marchigiana, colpita solo marginalmente dalle scosse. Un danno che non è solo economico e d’immagine per una regione che vive principalmente di turismo in quel periodo dell’anno. Questo nomignolo potrebbe causare molti più danni di ciò che pensiamo. La gestione del post terremoto, i risarcimenti, i provvedimenti straordinari del governo, potrebbero essere deviati da come l’opinione pubblica percepisce il terremoto. Prova di questo è l’elenco dei comuni terremotati approvato dal ministro Padoan: in questa lista sono inseriti i territori per cui è stata bloccata la tassazione, un provvedimento necessario per far fronte ad un’emergenza come questa. Eppure nell’elenco non risulta nessun comune del maceratese, pur essendo un territorio fortemente interessato.
Dopo aver rivolto l’attenzione, giustamente, ai luoghi maggiormente colpiti e alle vittime, dovrebbe essere indispensabile rivolgersi anche alle miriadi di comuni e piccole frazioni gravemente colpiti da un evento di così vasta portata. Sono decine i luoghi messi in ginocchio dal terremoto, denuncia il csa Sisma e che raramente vengono nominati dai media. Castelsantangelo sul Nera, Norcia, Amandola, Visso, Cascia, Triponzo, Borgo Cerreto, San Ginesio, Gualdo, Loro Piceno, Montefortino, Montemonaco, Penna San Giovanni, Bolognola, Tufico, Sant’Anatolia di Narco, Acquasanta. Molti di questi contano qualche centinaio di abitanti nei mesi invernali. Eppure attraggono migliaia di turisti da tutto il mondo nei mesi estivi. Fanno quasi tutti parte del territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, una terra dalla storia millenaria, dal fascino naturalistico immenso, ricca di arte e storia. Per questi paesini passavano le antiche vie che collegavano Roma alla costa Adriatica, qui sono cresciute storie e leggende, qui si è fatta la resistenza che ha liberato l’Italia centrale. Non si possono dimenticare ed abbandonare luoghi come questi.
Il csa Sisma mette in guardia dalla mala gestione dell’emergenza e del post-terremoto. La chiave è ascoltare il territorio, parlare con le persone, capirne e gestirne le esigenze. Un esempio di ciò è la gestione delle tendopoli. In questo caso, a differenza dei precedenti eventi simili, si è optato per fare tante piccole tendopoli, vicine ai luoghi colpiti. Questo è stato ottenuto dai cittadini, quasi sempre contadini, allevatori o persone anziane che hanno chiesto e ottenuto di rimanere vicino alle proprie case e al proprio territorio. Questa scelta è stata dettata sicuramente anche da questioni logistiche: in un’area così vasta ci sono centinaia di piccoli centri, è più facile gestire tante tendopoli piccole che poche grandi e mal collegate tra loro. Il csa Sisma stimola e chiede alla popolazione, alle forze politiche e sociali di mettere in piedi da subito un meccanismo di controllo e tutela dal basso della gestione emergenziale.
Purtroppo i primi segnali dati dalle istituzioni non sono incoraggianti. Alla lacuna dei comuni terremotati si è aggiunta la nomina del nuovo direttore del Parco Nazionale dei Sibillini: Carlo Bifulco è chiamato a gestire una situazione difficile. Il Parco, escludendo per un attimo i centri abitati, ha anch’esso subito molti danni. Quelli fisici sono stati raccontati, anche se solo in parte. All’ormai famosa faglia apertasi sul Vettore vanno aggiunti i danni ai tanti percorsi che fanno del Parco un’importante meta turistica, strutture ricettive danneggiate, la stessa sede del Parco (a Visso, che non rientra nei comuni terremotati) è inagibile. Il nuovo direttore del Parco fino a 9 anni fa era direttore del Parco Nazionale del Vesuvio. Si costituì nel 2007 quando era ricercato per una serie di truffe ai danni dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio. Lui e altri “soci”, certificando delle false demolizioni di edifici abusivi, si erano intascati circa un milione di euro. Speriamo solo di non sentire altre risate al telefono.
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