Di Battista e il tour politico “Costituzione Coast To Coast”
Pochi sono stati i notiziari che ne hanno parlato. Tante sono state le persone presenti. Stiamo parlando del tour “Costituzione Coast To Coast”, ideato e attuato da Alessandro di Battista del M5S, il quale dal 7 Agosto al 7 Settembre ha fatto il giro d’Italia con un unico obiettivo: spiegare le ragioni del “NO” al Referendum sulle Riforme Costituzionali. Un tour politico mai stato organizzato così prima d’ora, e che d’altra parte ha permesso al M5S di comunicare la propria idea politica mediante in maniera diretta, priva di distorsioni mediatiche. E a tale proposito Di Battista prima di mettersi in viaggio ha lanciato così il suo tour sui social network: «La RAI è occupata da Renzi? Noi andremo in piazza. I partiti campano solo con i rimborsi elettorali? Noi abbiamo una comunità che ci sostiene, ci consiglia, ci controlla e ci ospita. I “politici” si muovono con scorte e auto blu? Noi in motorino per l’ Italia chiedendo a chiunque di accompagnarci a macinare km insieme».
Un’estate colma di appuntamenti, quindi, per l’Onorevole Di Battista, in giro per l’Italia a fare politica insieme ai cittadini, parlando ogni sera nei centri abitati davanti a piazza gremite. Serate registrate e postate su Facebook, Twitter e Instagram con l’hashtag #iodicono, per dare la possibilità a tutti coloro che non erano presenti di ascoltare le ragioni del “no”. Al di là di come la si pensi in merito al referendum, con il tour “Costituzione Coast To Coast” Di Battista ha inaugurato per il suo partito un’altra forma politica, in parte analoga alla propaganda già precedentemente fatta dai pioneri Grillo e Casaleggio, ma per certi aspetti diversa, perché scandita in tappe sparse per l’Italia, che hanno permesso di arrivare in tutti i centri abitati e persino in quelli più lontani dalle grandi città, riproponendo sulle due ruote di uno scooterone la vecchia tradizione dei tour elettorali.
E per tale motivo, per il giovane Di Battista a farsi strada tra le aspettative di questa iniziativa sono stati anche i doveri e gli oneri: «Mi sento una responsabilità addosso. Quella di dare un contributo per difendere la sovranità popolare e i principi della Costituzione» e poi continua «la Costituzione andrebbe cambiata ma per dare più potere ai cittadini non per accentrate tutti i poteri in mano ad un uomo solo al comando».
Dunque, il principio di “Costituzione Coast To Coast” è quello di fare luce sul quello che “dovrebbe” essere il referendum di ottobre. Il condizionale è d’obbligo viste le recenti virate renziane. Ad oggi, infatti, nessuno è a conoscenza della fatidica data del referendum costituzionale. Questo perché, sebbene il Consiglio dei Ministri si sia riunito più e più volte da quando la Corte di Cassazione ha approvato il referendum, stabilire una data risulta, a quanto pare, un compito arduo. E per di più a creare poca chiarezza è stata anche la disinformazione a riguardo. Basti pensare alle notizie più recenti: da quelle relative alla sindaca Raggi e i suoi ritardi con la Giunta, a quelle della stessa che conferma il no alle Olimpiadi, e ancora quelle sul fatto che esca di casa con i capelli spettinati, la notizia relativa al referendum ha trovato difficoltà a farsi spazio nei notiziari. In ogni caso, in merito al referendum, possiamo affermare che, se prima si parlava del mese di ottobre, poi si è passati a novembre e infine la scorsa settimana la Ministra Boschi ha annunciato che, per cause ancora ignote, il referendum potrebbe slittare agli inizi di dicembre. Eppure, in base alla legge stabilita dalla Corte di Cassazione il Governo avrebbe 60 giorni di tempo per stabilire la data del Referendum, che dovrebbe essere indetto entro i successivi 60 giorni.
Ora, la questione che dovrebbe far riflettere, tanto quanto le ragioni del si e del no sul referendum, è la seguente: se tale Referendum è stato indetto per apportare modiche positive nella Costituzione Italiana, perché non stabilire la data entro i tempi dovuti? Che c’entrino le dimissioni promesse dal premier in caso di vittoria del “no”? Si fa quindi strada un ultimo interrogativo: che forse, dietro a questo continuo rinvio decisionale ci sia una sorta di esigenza nel voler prendere tempo, nella speranza che arrivino buone notizie da parte dei fornitori di sondaggi?
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