I “Frammenti” di incomunicabilità di Giulia Cacciamani
Uno spettacolo che “vuole raccontare la realtà frammentaria di ogni individuo e contemporaneamente l’incomunicabilità che si sta diffondendo nella società moderna”. Ed è effettivamente quello che ottiene Frammenti, l’opera prima di Giulia Cacciamani. Un dialogo a distanza, o meglio un monologo a due voci, analisi dell’incapacità contemporanea di ascoltare e comprendere il prossimo. E forse anche sé stessi. Due i protagonisti, Christina Fusco e Francesco Meloni, su un palco allestito con pochi elementi essenziali; due i colori che dominano la scena, il bianco e il nero: lo yin e lo yang dell’inquietudine moderna. Se da una parte c’è la rassegnazione ad un destino di solitudine, dall’altra assistiamo alla folle euforia di chi cerca invano di sfuggirvi.
L’atto unico, in scena al Teatro Hamlet il 10 e l’11 settembre in qualità di vincitore della III Edizione del Concorso “Drammaturgica: Percorsi dal Testo alla Scena”, è un costante tentativo di intraprendere una conversazione; domande futili si alternano a dilemmi esistenziali senza mai ottenere una risposta nell’uno e nell’altro caso. I due protagonisti senza nome, la cui individualità ha valore universale, si accavallano lasciando alla sensazione di un’affinità emotiva solo il tempo di un respiro. Il proposito criptico del testo, forse, talvolta trascende nell’incomprensibilità per il pubblico, pur salvaguardando il pathos della condanna all’incomunicabilità che certamente raggiunge gli spettatori.
Ma non è solamente l’isolamento cui ci costringe la società il punto centrale di Frammenti. Un altro spunto di riflessione della piece è la frantumazione dell’individuo stesso. Assistiamo ad un’alternanza sincopata tra sussurri, musica e urla liberatorie che in realtà diventano quasi una continuità, tale da poter correre il rischio di trasformarsi in un’abitudine per il pubblico.
Tuttavia, la considerazione dell’autrice alla base del lavoro è: “Quante volte vi siete ritrovati a parlare con voi stessi? Mentre cucinate, mentre vi vestite, mentre vi truccate o mentre vi fate la barba? Quante volte vi siete sentiti non capiti, non ascoltati, ignorati, soli?”. L’analisi fa complessivamente centro nell’adattamento scenico e non ci si può esimere dal congratularsi con l’autrice e regista di Frammenti che nella sua opera prima ha avuto il coraggio di cimentarsi in un testo introspettivo. Pertanto, plaudite!
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