Parte la 73ª edizione della Mostra del cinema di Venezia, venti film a caccia del Leone
Ai nastri di partenza la 73esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – 31 agosto – 10 settembre, e grande fermento al Lido pronto a trasformarsi per dieci giorni nella capitale mondiale del Cinema. E’ il quinto anno di direzione di Alberto Barbera capace anche stavolta di fondere efficacemente grande tradizione e giovani novità con un solo unico scopo: raccontare a trecentosessanta gradi attraverso la finzione la realtà contemporanea sempre più mutevole e complessa. A dirigere la giuria che assegnerà il Leone d’Oro sarà il britannico Sam Mendes –regista di American Beauty e Skyfall – che sarà affiancato dalla poliedrica artista Newyorkese Laurie Anderson, dall’attrice britannica Gemma Arterton, dai nostri Giancarlo De Cataldo e Chiara Mastroianni, dall’attrice tedesca Nina Hoss, dal regista venezuelano (Leone d’oro 2015 con Desde Alla) Lorenzo Vigas, da quello americano Joshua Oppenheimer (Gran Premio della Giuria 2014 per The Look of Silence) e dall’attrice e regista cinese Zhao Wei.
Tre gli italiani in gara tra i venti in Concorso: il ritorno graditissimo al Lido di Giuseppe Piccioni, il terzo lungometraggio del talentuoso Roan Johnson e l’attesissimo documentario di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, scelte coraggiose che ben testimoniano l’onda nuova della kermesse veneziana. Questi giorni di Piccioni – con Margherita Buy e Filippo Timi – è un racconto classico da festival, una storia al femminile con quattro ragazze di provincia alle prese con l’università e il conseguente passaggio ad una fase successiva, mentre Piuma di Johnson si concentra su una maternità accidentale che coinvolge due ragazzi alle prese con la maturità e un universo che incomincia a girare contromano tra incoscienza e responsabilità. Spira Mirabilis di D’Anolfi e Parenti è una sinfonia di immagini girata in vari luoghi del mondo un inno alla vita e all’immortalità della parte migliore dell’uomo ispirato ai quattro elementi, una vera e propria esperienza visiva da godere con tutti i sensi. Ben sette i titoli a stelle e strisce a concorrere per il Leone d’Oro a cominciare dal film di apertura della rassegna La La Land del trentunenne Damien Chazelle – regista dell’acclamato Whiplash – con Ryan Gosling ed Emma Stone in cerca di gloria nella città degli angeli tra provini vari e la folgorazione di Cupido in un vero e proprio omaggio ai musical dei tempi d’oro. Ritorna a Venezia il maestro Terrence Malick che presenta al Lido Voyage of Time realizzando il sogno di narrare sotto forma di documentario le origini della vita sul pianeta Terra avvalendosi delle voci narranti di Brad Pitt e Cate Blanchett, così come Denis Vileneuve che torna al Lido – sei anni dopo La donna che canta- col fantascientifico Arrival dove la linguista Amy Adams è chiamata dal Governo a decifrare un codice extraterrestre dopo lo sbarco sulla terra di alcune astronavi aliene. A completare la pattuglia yankee presente in gara l’attesissimo The Light Between Oceans di Derek Cianfrance con Micheal Fassbender e Alicia Vikander marito e moglie che salvano da un naufragio e allevano una bambina come se fosse loro, ma l’equilibrio familiare crolla all’arrivo della presunta madre, mentre di tutt’altro stampo è Animali Notturni di Tom Ford – regista dello struggente A Single Man – che traspone su pellicola il romanzo “Tony & Susan” di Austin Wright in cui Jake Gyllenhal e Amy Adams – due volte in concorso – vivono una storia dentro una storia: nella prima una donna riceve dall’ex marito un manoscritto il cui testo sarà l’oggetto della seconda parte del film. Chiudono il cerchio Jackie di Pablo Larrain – coproduzioni Usa-Cile – incentrato sull’omicidio di JFK dal punto di vista della moglie interpretata dalla splendida Natalie Portman (Coppa Volpi 2016?) e l’eccentrico The Bad Batch di Suki Waterhouse ambientato in una desolata distesa Texana post-apocalittica dove una comunità di cannibali dedita alla vita quotidiana si permette anche di convivere normalmente, finchè qualcuno non sorpassa i limiti in nome dell’amore.
Cosa resta dopo la scorpacciata di titoli Usa? Due i titoli Francesi in gara: nel primo il maestro Francois Ozon presenta un dramma storico dal titolo Frantz incentrato sul post-prima guerra Mondiale in un piccolo villaggio tedesco dove la giovane Anna porta i fiori sulla tomba del suo Frantz deceduto incontrando sul suo cammino il misterioso Adrien che gli farà scoprire vari segreti del suo compianto fidanzato, nel secondo Stephan Brizè che con Une Vie traduce un racconto di Guy Maupassant ambientato ad inizio 1800 in Normandia, un melò in costume che segue le vicende di una donna in bilico tra i suoi sogni e l’incontro reale con un nobile che sposerà. Ennesimo graditissimo ritorno per Wim Wenders che con il suo Les Beaux Jours d’Aranjuez riporta il 3D a Venezia, adattando la pièce omonima di Peter Handke ambientando in un giardino parigino i dialoghi amorosi di un uomo e una donna che raccontano il loro amore. Film sicuramente interessante El Cristo Ciego del cileno Christopher Murray, storia del trentenne Michel che racconta di aver avuto una visione divina nel deserto e a seguito di un incidente di un suo amico parte per un pellegrinaggio a piedi al quale si uniscono altre persone che lo reputano il nuovo Cristo capace di fare miracoli. Targato Messico il metafisico La Region Salvaje di Amat Escalante – miglior regista nel 2013 a Cannes – ambientato in una cittadina del Messico dove una coppia è sconvolta e minacciata dall’arrivo di una donna alla ricerca del punto in cui cadde un meteorite che alterò la conformazione della zona, mentre tutt’altra musica si respira nei 226′ del filippino The woman who left di Lav Diaz, parabola filmica esistenziale alla ricerca di riposte sulle grandi questioni filosofiche, con ambientazione a Mindoro luogo di provenienza della protagonista Charo Santos-Concio. Rimaniamo in Sud America con El Ciudadano Ilustre degli Argentini Mariano Cohn e Gaston Duprat pellicola a quattro mani incentrata sul ritorno in Argentina di un ex premio nobel in malinconico esilio che accetta pentendosene l’invito della sua cittadina natale. Tornano al Lido Emir Kusturica – che dirige se stesso e Monica Bellucci – con On the Milky Road, storia d’amore e fede durante la guerra dei Balcani dove una coppia cerca di sopravvivere alle devastazioni della ex Jugoslavia, e Andrej Koncalovskij con Paradise pellicola ambientata durante la seconda guerra mondiale in cui si incrociano tre storie: un’aristocratica russa che milita nella resistenza francese, un collaborazionista francese e un ufficiale delle SS, un film sulla memoria per non dimenticare. Chiude la kermesse Brimstone dell’Olandese Martin Koolhoven con Dakota Fanning, Guy Pierce e Kit Haring un western-thriller con venature horror in cui la giovane e temeraria Liz è perseguitata dell’ex reverendo paranoico e vendicativo in una lotta per la vita e la morte senza esclusione di colpi. Tanta la carne al fuoco, variegate le tematiche e ottimo il brand tra certezze e scommesse, ora la parola alle immagini di quest’edizione equilibrata ed aperta all’insegna dell’ottimo cinema d’autore.