Può uno smartphone salvare una vita?
Può uno smartphone salvare una vita? L’esperimento della BBC Media Action mostra la fuga di un rifugiato attraverso lo schermo di uno smartphone, imponendo allo spettatore di immedesimarsi nei suoi stessi panni. Nel video, scritte in sovrimpressione recitano «l’attuale crisi dei rifugiati non ha eguali nella storia, è la prima di questo genere nell’era digitale». Lo smartphone e una connessione internet sono quindi divenuti strumenti essenziali nella vita di ognuno. Lo sapevamo già, d’altronde chi potrebbe vivere senza questo oggetto contenente le nostre foto, i nostri appuntamenti, la nostra musica, che ci fa camminare a testa bassa per strada andando al lavoro o al supermercato? Il Comitato 3 Ottobre, una Onlus italiana che si occupa di immigrazione, ha progettato un’applicazione per permettere ai migranti di cercare e trovare i propri cari persi durante la loro fuga verso il sogno europeo. Si chiama iMigrate, e l’idea è scaturita dalla consapevolezza che lo smartphone è un oggetto estremamente prezioso per chi intraprende un lungo viaggio come quello di chi cerca protezione internazionale.
Lo smartphone e internet, però, non sono solo una risorsa per chi fugge, ma anche per chi resta, come sta accadendo in Africa.
Un recente articolo del Guardian ci racconta quella che secondo alcuni potrebbe rappresentare la rinascita di un continente emarginato, un grande passo in avanti dell’Africa nell’era digitale e che secondo altri è invece solo una trovata pubblicitaria. Sta di fatto che entro il 2020, in Africa, vi saranno più di 700 milioni di smartphone connessi ad internet. Il 20 % del continente ha già accesso ad una connessione a banda larga ed è previsto un netto aumento entro il 2020. Nel continente africano le linee di telefonia fissa sono state semplicemente bypassate, così come la costruzione delle più tradizionali infrastrutture, scivolando direttamente verso la telefonia mobile. Con una giovane popolazione infatti il continente sta progressivamente sviluppando la consapevolezza rispetto alla potenzialità delle nuove tecnologie, nonostante le innumerevoli e persistenti contraddizioni. Il telefono cellulare non è più un bene di lusso. Dopo i bassi livelli di penetrazione della telefonia mobile nel 2009, si è passati al 16% di individui nel 2013 e a più del 20% nel 2015. Il passaggio alla telefonia mobile ha determinato significativi cambiamenti nelle economie dell’Africa e la speranza è che anche internet abbia un impatto riformatore. Come riporta il Guardian, alcune stime sostengono che nel 2013 il contributo di internet al PIL africano ammontasse all’1,1%, appena sopra la metà del livello di altri Paesi emergenti, ma tenendo in considerazione il significativo impatto della telefonia mobile, si ritiene che internet possa dare un contributo del 10% al PIL africano entro il 2025.
Può uno smartphone salvare una vita, quindi? Una risposta affermativa a questa domanda potrebbe risultare un’esagerazione per chiunque, ma come ci dimostrano i recenti sviluppi nella crisi dei rifugiati, la graduale diffusione degli smartphone e di internet e le ripercussioni che stanno avendo sulle economie dei Paesi africani, di certo ci fanno riflettere sull’importanza di questo oggetto nell’era digitale che stiamo vivendo.
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