Purghe di Erdogan: la UE contro Ankara
Vi siete chiesti cosa sarebbe accaduto dopo il fallito golpe in Turchia? Le purghe di Erdogan dovrebbero essere già una risposta. Dopo gli arresti a cui abbiamo assistito tutti nella notte del 15 luglio, in queste ore continuano ad arrivare notizie di altri provvedimenti. Non sono solo i militari i destinatari delle purghe di Erdogan ma anche poliziotti, giudici, prefetti e semplici impiegati pubblici. Il primo ministro turco, Binali Yildrim, ha dichiarato: ‘Sono 7.543 le persone arrestate, tra cui 100 poliziotti, 6.038 soldati, 755 giudici e procuratori e 650 civili. Ma gli arresti non sono l’unico aspetto delle purghe di Erdogan. Sono stati sospesi dall’incarico 30 prefetti su 81, 8.777 dipendenti del ministero dell’interno, con oltre 8mila agenti di polizia congedati. 614 gendarmi e 47 governatori allontanati dal proprio posto e 1.500 impiegati del ministero delle finanze sono stati sospesi.
I numeri delle purghe di Erdogan parlano, non solo del fallimento del golpe ma di come questo stia giovando al presidente turco per togliere di mezzo tutti coloro che non siano apertamente dalla propria parte. E potrebbe non finire qui. In queste ore si è fatta concreta l’ipotesi che il parlamento turco possa reintrodurre la pena di morte. Erdogan non si è detto contrario, anzi, alla Cnn ha detto: ‘ogni decisione spetta ala Parlamento. E qualunque sia la decisione, io la approverò’.
Un gesto davvero democratico da parte sua ma la pena di morte mal si sposa con i principi democratici. Soprattutto con l’idea di democrazia europea. Immediate le reazioni dei leader UE alle parole di Erdogan. La Mogherini fa sapere che Bruxelles sta seguendo gli avvenimenti con ‘atteggiamento amichevole’ ma non esclude che in futuro possa servire ‘una nuova riflessione strategica’ sui rapporti UE-Ankara. Angela Merkel, riferisce un portavoce, ha chiamato Erdogan ammonendolo che un’eventuale introduzione della pena di morte condurrebbe alla ‘fine delle trattative per l’ingresso nella UE‘.
Twitter: @g_gezzi