Morto a 83 anni il boss mafioso Bernardo Provenzano

Si è spento all’età di 83 anni il boss mafioso Bernardo Provenzano, da tempo ricoverato presso l’ospedale San Paolo di Milano, in una stanza predisposta appositamente per lui, nel regime di 41bis a cui era sottoposto da quando fu arrestato nel 2006, dopo ben 43 anni di latitanza.

LA MORTE – L’uomo che si è spento ieri era forse l’ombra del terribile boss di Cosa nostra che per mezzo secolo ha sfidato un paese intero. Dopo la caduta di quattro anni fa, avvenuta nel carcere di Parma, le sue condizioni di salute erano precipitate, il quadro clinico parla di un grave stato di decadimento cognitivo, rare parole di senso compiuto e un quadro neurologico in lento ma progressivo peggioramento. Condizioni, quelle del “ragioniere” della mafia, che avevano portato i giudici, dopo numerose perizie mediche, a sospendere tutti i processi in cui era implicato, compreso quello per la presunta trattativa tra Stato e mafia. Tuttavia, nonostante le condizioni di salute fossero state valutate incompatibili con un regime carcerario come il 41bis, a Provenzano, proprio per i suoi trascorsi, non sono mai state concesse revisioni o sospensioni della pena.

LA STORIA – Bernanrdo Provenzano, in gioventù, si era guadagnato il soprannome di “trattore” per la determinazione con cui portava a termine i compiti che gli venivano affidati, anche attraverso l’uso della violenza. Negli anni ottanta resta accanto a Riina, divenuto il capo di Cosa nostra, gestendone gli affari e i contatti con la politica, attraverso un altro corleonese, Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo, ed ex assessore ai lavori pubblici, il più mafioso dei politici e il più politico dei mafiosi secondo Falcone. In quegli anni, Provenzano, da “trattore” diventa il “ragioniere” per la sua capacità di lucrare sugli appalti pubblici e di trattare con gli uomini di potere. Nel 1992 dà il suo assenso a Riina a iniziare quella che sarà ricordata come la stagione delle stragi di mafia. Dopo l’arresto dello stesso Riina nel 1993, su cui aleggia lo spettro mai comprovato proprio di Provenzano, sarà lui a gestire Cosa nostra dalla masseria in cui si nascondeva e dalla quale impartiva ordini attraverso i famosi “pizzini”, fino all’arresto avvenuto nel 2006.

I FUNERALI – Guido Longo, questore di Palermo, ha dichiarato che saranno vietati i funerali pubblici per Provenzano, mentre il sindaco di Corleone, Leoluchina Savona ha dichiarato che questa morte è una liberazione da un cancro, una malattia che affliggeva i cittadini di Corleone.

 

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