Daniele Trombetti, il “Tazzina” di Jeeg Robot si racconta
Il film è uscito a febbraio, ma la “Jeeg Robot mania” è stata talmente travolgente da spingere i cinema italiani a proiettarlo nuovamente nelle sale. L’opera prima di Gabriele Mainetti ha ricevuto numerosi riconoscimenti che, insieme all’entusiasmo del pubblico, lo hanno già consacrato a tutti gli effetti un cult interamente made in Italy. Enzo Ceccotti non ha nulla da invidiare ai personaggi firmati Marvel, anzi, quello nostrano è piuttosto un anti-eroe che difficilmente indosserebbe tutine succinte. Abbiamo intervistato “il Tazzina”, al secolo Daniele Trombetti, uno dei componenti della gang dello Zingaro-Marinelli. In questa intervista, che si è rivelata piuttosto una chiacchierata, Daniele ha raccontato l’esperienza di Jeeg Robot, svelandoci qualcosa in più sulla sua vita e sulla sua passione per la recitazione.
Quando hai cominciato a recitare?
Avevo 12 anni, avevo appena perso mio padre e così mia madre, per salvarmi un po’ da quest’adolescenza, mi mandò a fare un corso di teatro parrocchiale. Poi mi sono innamorato del teatro.
E come ti sei avvicinato al cinema?
Il cinema io non lo vedevo proprio; nel senso che per me era una cosa irraggiungibile, inarrivabile, quindi puntavo tutto sul teatro. Poi, una sera sono entrato nel pub giusto al momento giusto e ho conosciuto Pierpaolo Collina – cito il nome perché è giusto –. Pierpaolo faceva wrestilg a Roma e, vedendomi grosso, mi voleva portare nel suo mondo. Io non ho accettato, però mi sono avvicinato a lui come amico, dicendo che facevo l’attore. In seguito lui ha conosciuto Gabriele Mainetti, a cui serviva un attore per il cortometraggio Tiger Boy, in cui servivano wrestlers.
Che sarebbe una citazione di Tigerman?
Sì, sì. E niente, così ho conosciuto Gabriele. M’ha visto in quel cortometraggio e mi ha fatto fare altre piccole cose – anche un cammeo in un video clip –. Poi ho fatto Jeeg Robot e così sono entrato nel mondo.
È stata la tua prima esperienza cinematografica a tutti gli effetti?
Da attore sì. Da attore sì perché prima ho lavorato come stuntman insieme a questo Pierpaolo che aveva un contatto buono; conosceva Giorgio Antonini, che è uno degli stunt italiani più bravi. Ho fatto Ficarra e Picone con lui, Anche se è amore non si vede, e poi ho fatto Venuto al mondo di Sergio Castellitto, sempre come stuntman.
Cos’è cambiato a livello lavorativo dopo Jeeg Robot?
A livello lavorativo ho ricevuto una certa visibilità, questo è sicuro. Ho preso un’agenzia seria che mi segue molto più professionale rispetto a quella che avevo prima, che comunque mi ha fatto lavorare. Ecco, questo è cambiato fondamentalmente.
Quindi una domanda ovvia, ma altrettanto necessaria: il pubblico riconosce Daniele Trombetti? Com’è la vita con questa nuova popolarità?
Eh, il pubblico mi riconosce. Anche perché, insomma, ho una fisicità che mi aiuta in questo. Però è timido. Non lo so, forse è colpa mia. Per esempio, quando cammino per strada, vedo che la gente mi riconosce perché magari parlotta e mi addita, ma non mi ferma. Invece in altre occasioni, quando magari ci sono anche gli altri componenti del cast, allora lì vengono, sono più lanciati. Però è figo. Aspetta, ti racconto questo aneddoto che è divertente. Stavo andando a casa di un mio amico, a un certo punto vedo una macchina che spunta davanti a me. Scende questa coppia di ragazzi con un bambino e mi fanno: “ti prego, ‘tazzi, fatte ‘na foto col pupo”. Questa è stata la cosa più bella.
Nel complesso, se devi fare un bilancio complessivo, che cosa ti ha insegnato questa esperienza a livello lavorativo, a livello artistico…
Che cosa mi ha insegnato? Mi ha insegnato che se vuoi, puoi. Se stai sul pezzo, se ci provi costantemente, se hai del talento, ovviamente, se sei un minimo portato e se hai sensibilità artistica – ammazza quante cose servono –, prima o poi arriva.
Mainetti, Santamaria e Marinelli. Cosa ti hanno lasciato singolarmente?
A parte che lavorare con loro è fantastico. Prima di tutto ti dico che sono di un’umanità estrema. Non sono distaccati come tante altre persone; sono proprio presenti. Forse quello meno presente è Marinelli, ma non a livello umano, nel senso che lui è un po’ distaccato dalla realtà. Ognuno ha qualcosa di diverso e mi ha insegnato qualcosa. Gabriele mi ha insegnato che se insisti e resisti, domini e conquisti. Voglio dire, lui ha impiegato sette anni per fare Jeeg Robot: tutte le porte che gli si chiudevano in faccia. Alla fine ha detto basta, me lo produco da solo. E guarda che è successo. C’è la Jeeg mania adesso! Claudio mi ha insegnato l’umiltà nel rapporto con le persone, nonostante lui sia un “vip” – diciamo così –. La stessa cosa Luca Marinelli che veniva a chiedere a noi del cast come dire le battute. Noi gli dicevamo “a Lu’, ma che dici! Falle come le fai perché sono perfette”. Quindi l’umiltà, mi hanno insegnato tutti l’umiltà.
Perciò la convivenza sul set è stata…
… scialla. È stata molto divertente. Ho fatto molte amicizie.
Tu precedentemente eri appassionato del cartone animato e del fumetto di Jeeg Robot?
Allora, sì, io ero un sacco appassionato dei fumetti e dei cartoni animati ed ero soprattutto appassionato dei “robottoni” giapponesi. Mazinga Z, Goldrake, Daltanious, Jeeg Robot, che è l’unico robot obeso se ci pensi.
Beh, adesso c’è Big Hero per la generazione successiva…
Esatto, avrà comunque il suo “robottone obeso”.
Sei uno di quelli a cui piace rivedersi?
Dipende. Se so di aver fatto un buon lavoro sì, altrimenti no.
In questo caso…
In questo caso sì.
Gli altri casi no?
Non lo so, devono ancora uscire due film.
A questo proposito, quali sono i prossimi progetti di Daniele Trombetti?
Devo girare un altro film di cui non posso dirti niente. È un’opera prima di un regista che finora ha vinto numerosi premi con altri lavori ed è una cosa particolare. Poi ho partecipato a due film. Uno è il prossimo di Stefano Calvagna, La fuga, in cui ho un bel ruolo e un altro è Al posto tuo con Luca Argentero, Stefano Fresa ed Ambra Angiolini, in cui faccio una piccola parte, sai, una di quelle parti di contorno.
Prossimi progetti teatrali?
Io scrivo spettacoli teatrali. Ne ho scritti alcuni anche di successo sul litorale romano, come La banda della Marana o Se fossi Fico, che è stato preso in cartellone al Teatro de’ Servi, dal 4 al 24 aprile. Adesso, insieme a Daniele Locci e Clelio D’Ostuni, sto scrivendo un nuovo spettacolo teatrale che sarà una sorpresona.
E a questo punto… Teatro o cinema?
Sono due cose completamente diverse. Il teatro è proprio un amore, è una passione, capito, è come tornare a casa da tua moglie. È tutto. Io potrei vivere dentro un teatro. Quindi preferisco il teatro. Però non ti posso dire che preferisco veramente il teatro perché il cinema ti da soddisfazioni diverse. È un altro lavoro, capito, sono due cose completamente diverse, anche se sembrano così vicine. Lo so, potrebbe sembrare che quello che ho detto non abbia senso.
Da dove cominci lo studio del personaggio?
Io parto da “chi è il personaggio?” Cosa ha fatto?
Che ha mangiato a colazione?
Esatto, cosa mangia? Perché parla così? Cosa pensa degli altri? Cosa pensano gli altri di lui? E poi viene da solo. Ancora non sono arrivato a modificarmi del tutto per entrare nel personaggio, ma faccio entrare il personaggio dentro di me rimanendo comunque me stesso. Non so se è giusto o sbagliato, però faccio così.
E che cosa piacerebbe interpretare a Daniele Trombetti in futuro?
Una cosa diversa da Daniele Trombetti. Io ho sempre fatto o il cattivo o il bonaccione. Insomma queste cose che si addicono molto al mio fisique durolle. Mi pacerebbe interpretare una persona fredda, cinica, oppure, un tizio che si innamora di una ragazza.
Daniele Trombetti, datti una domanda e datti una risposta, come direbbe Marzullo.
Allora, credi in quello che fai? Ti rispondo sì, ci credo e tutti dovrebbero crederci. Ma non in quello che faccio, in quello che fanno le persone.
Ci hai sempre creduto o hai cominciato a crederci quando ha cominciato a concretizzarsi?
Ci ho sempre sperato. E poi si è avverato.
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