Geyser-dance, baci e bambini. Il bello di Euro 2016
Geyser-dance e ninne nanne, tute fuori moda e baci appassionati, neonati con le cuffie, serenate e l’esordio assoluto in Italia della cultura della sconfitta, tanto cara ad Arrigo Sacchi (anche perché con la Nazionale arrivò secondo). Ci son state un sacco di cose belle in questo Europeo. Magari non tante belle partite, magari pure anche tante cose brutte a cominciare da certe tifoserie campionesse d’imbecillità, magari una formula non tra le migliori che ha permesso le tante partite sonnolente che ci sono state. Ma non pensiamo alle cose brutte, in manifestazioni come questa la bellezza non è solo la bellezza del gioco che si svolge in campo. C’è la cornice e ci sono le storie di chi il gioco lo segue e di quel gioco, comunque, ne fa parte. Ci sono storie che fanno sorridere, come quella della famiglia di tifosi gallesi, partita in macchina da vicino Swansea, che imposta la Lille sbagliata sul navigatore e invece che trovarsi in Francia, allo stadio, si ritrovano in Belgio, a circa 200 Km. di distanza. Anche storie come questa fanno la storia di questo europeo. Come i tacchi di Ronaldo e i miracoli di Buffon.
Antonio Conte ha fatto innamorare un po’ tutti, italiani e non, per il suo modo viscerale di seguire la partita. Scalcia, strepita, urla, diventa rosso, insomma la vive un po’ come un tifoso della curva, solo che lui sta in panchina, cioè non sta mai in panchina, sta in piedi, ai confini dell’area tecnica, si libera agilmente della marcatura asfissiante del fido Oriali (grandissimo) e con i piedi ancora nell’area tecnica, ma il corpo proteso in avanti, riesce quasi a urlare nelle orecchie al malcapitato terzino che si avventura dalle sue parti. A far da controaltare al nostro esuberante C.T. in tribuna, composta e deliziosa, la Signora Elisabetta Muscarello. Moglie e prima tifosa. Elegantissima con la maglia della Nazionale. Agitata ma non come il marito, lei si metteva le mani giunte di fronte la bocca, quasi pregasse. Lei, scovata dalle telecamere che si aggira nervosa in tribuna prima degli sfortunati rigori con la Germania, ma che poi nello spazio tra due persone vede suo marito che, comunque, in quel momento, la sta guardando. E lei che passa dalla faccia preoccupata a un sorriso dolcissimo per il suo Antonio. Sta soffrendo anche lei e si vede, ma per stare vicina a suo marito lo nasconde, e gli mostra un sorriso e uno sguardo innamorato. Bellissima. Lei con le bandiere dell’Italia dipinte sulla faccia che stranamente su di lei sembrano discrete. Lui che per lei, dopo la grandissima vittoria contro la Spagna, impazzisce, e ancora una volta la cerca. Si arrampica come un esagitato che vuol fare invasione sulla panchina. Solo che in genere l’invasore va dalla tribuna al campo. Lui fa la cosa opposta, invade la tribuna, si aggrappa alla balaustra e, aiutato da Tavecchio che in quel momento sembra un nonnino felice, raggiunge la sua bella e finalmente se la bacia. Festeggia con lei, e sono bellissimi. Tra le cose belle di questo europeo ci piaceva ricordare questo aspetto del nostro C.t.
I tifosi, croce e delizia. Di cose brutte ce ne sono state tante. Ed essendoci il rischio attentati, aver dovuto impiegare le forze dell’ordine per il controllo di questi idioti è una cosa che ha dell’incredibile. Ma ci sono state anche tante cose belle. Così come alcune tifoserie si sono distinte per la stupidità e la bruttezza, e non le vogliamo neanche nominare, altre si son distinte per bellezza, allegria, sportività e perfino dolcezza. La geyser-dance è uno dei simboli di questo Europeo. Inventata dagli islandesi ha contagiato tutti, tanto che la Francia l’ha replicata per festeggiare la vittoria contro la Germania. Cosa che però è sembrata un po’ di cattivo gusto in quanto la geyser-dance è dell’Islanda, ha senso per l’Islanda, visto che il suono “UUH” è fatto proprio per ricordare il rumore dei geyser. La geyser-dance sta all’Islanda come l’haka sta agli All Blacks, lo farebbe mai la nazionale francese di rugby l’haka? Penso proprio di no.
Le tifoserie più belle di questo europeo sono state indubbiamente quella dell’Irlanda e quella dell’Islanda. L’Irlanda si distingue da sempre per l’allegria e la sportività dei suoi sostenitori. Bevono, di sicuro. Ma mentre altri bevono e hanno bisogno di violenza, e chi scrive non ha mai capito come mai, visto che se bevesse dal mattino probabilmente all’ora di pranzo già dormirebbe della grossa, loro bevono e sono allegri. I video delle prodezze dei sostenitori in verde hanno fatto il giro del mondo. Da una serenata a una bella ragazza francese, che alla fine si commuove, alla ninna nanna a un bimbo sul treno, che alla fine viene coperto dalla bandiera irlandese, alle canzoni di chiesa cantate come cori da stadio insieme a una suora. Unici e bellissimi. Per l’Islanda invece, geyser-dance a parte, c’è stata una partecipazione da record. Il 10% della popolazione islandese ha raggiunto la Francia per vedere i suoi beniamini. In una nazione che conta solo 40 calciatori professionisti, il calcio è solo passione. I giocatori che hanno stupito tutti in questi europei giocano insieme da quando sono ragazzi, sono amici. Arnason ha dichiarato quanto era bello giocare insieme agli amici e poi andare a festeggiare tra i tifosi, la metà dei quali li conosci. Questa piccola nazione ha piegato mostri sacri come l’Inghilterra in quanto lo Stato, per allontanare i giovani dall’alcool, invece che leggi repressive, ha fatto un sacco di campi da gioco. Gratuiti. Per tenere i ragazzi impegnati e farli divertire. Ed è stata questa la molla del miracolo islandese. Nell’ultimo anno è la squadra che ha scalato più posizioni, circa 100, nelle classifiche internazionali. E in tribuna ci sono anche i neonati, perché c’è tutto il paese. E quelli che non ci sono, ci sono comunque. La partita contro gli inglesi ha avuto il 99.4 di share. L’intera nazione ha seguito l’evento. E nella sfortunata partita contro la Francia anche il Presidente della Repubblica era tra loro. No, non in tribuna autorità. Nella curva, in mezzo a tutti. E ovviamente anche lui ha fatto la geyser-dance. Una nazione ma sembra una famiglia.
Capitolo giocatori, alcuni hanno deluso, come Muller, altri hanno deluso a metà, Cristiano Ronaldo per quasi tutto l’europeo, poi ha preso per mano il Portogallo e l’ha portato in finale. Altri hanno trionfato. Anche se sono stati eliminati, anche se dallo stesso Ronaldo hanno preso un goal di tacco, hanno trionfato solo a esserci arrivati. A 40 anni. Con un tutone grigio. Come il mitico portiere dell’Ungheria. Gábor Király. Come si fa a non provare simpatia per lui. Quanto di più lontano dai giocatori che si fanno le sopracciglia lui si presenta mezzo pelato, con la pancetta e con una tuta grigia da portiere di una partita di calcetto quando fa freddo. Di quella tuta, lui ne ha fatto un simbolo. Nata per un errore della mamma che non consegnò in tempo il bucato, la mise per la prima volta al posto dei pantaloncini ufficiali. La squadra vinse le otto partite successive e lui non subì goal. Da allora non se l’è tolta più. Ha fatto una discreta carriera e con le sue parate è stato decisivo a far tornare l’Ungheria a giocare l’europeo dopo 44 anni. Idolo dei tifosi, anche perché è molto più semplice riconoscersi in lui che nei fotomodelli che calcano le scene, ha fatto il suo anche in questo torneo. Ha subìto goal, è vero, ma ha dimostrato di essere un ottimo portiere, non solo un personaggio pittoresco. Quindi onore a Király, l’antieroe di questo europeo.
E chiudiamo con lo sport, con la sportività. Con la bellezza che c’è a volte nella sconfitta. E nell’immagine simbolo di tutto ciò. La più grande geyser-dance di sempre. Partiamo dall’Italia. Questa volta, nonostante la sconfitta, la squadra ci è piaciuta ed è stata accolta bene al ritorno in patria. Perché stavolta da questa squadra non ci aspettavamo nulla. Perché tecnicamente era probabilmente la più scarsa da lustri. Perché ci si è messa pure la sfortuna e, oltre ai due centrocampisti titolari che nemmeno sono partiti per infortunio, poi abbiamo perso tutti gli altri. Ma ha combattuto fino all’ultimo, è arrivata a un pelo da un risultato strabiliante sopperendo alle mancanze tecniche con una forza d’animo incredibile. Sudore e fatica, grinta e voglia. Non avevamo i Totti e i Del Piero, ma avevamo un sacco di Gattuso. Non basta per vincere, ma per farsi apprezzare, sì. Certo Zaza e Pellè sono stati un po’ vilipesi. Ma più per l’errore è stato per l’atteggiamento. Quelle cose da sbruffoni con lo spirito di questa squadra erano fuori luogo.
E grandi applausi hanno raccolto l’Irlanda, sia del sud che del nord, il sorprendente Galles, e anche la Spagna, che ha ricevuto comunque il saluto e il ringraziamento dei suoi tifosi per la chiusura di un ciclo bellissimo. E non potevano non essere ringraziati i giocatori islandesi. Al termine della partita con la Francia, una geyser-dance da brividi, commovente. Ma la geyser-dance al ritorno in patria, tutti insieme, una folla sterminata, l’intera squadra, tutto lo staff e idealmente tutto il paese, è stata una di quelle cose indescrivibili. Una di quelle cose che come scrisse Stephen King, son “cose difficili da raccontare, perché le parole le rimpiccioliscono”. Quindi non ci proveremo nemmeno, guardatela e godetevela.
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