Inchiesta Labirinto: scandalo alle poste, il faccendiere Pizza “raccomandai io il fratello di Alfano”

Nelle intercettazioni dell’inchiesta Labirinto, su corruzione e riciclaggio, spunta anche il nome di Alessandro Alfano, fratello minore del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, assunto alle Poste Italiane.

angelinoedc.jpg_997313609Roma, Inchiesta Labirinto: 24 gli arresti disposti dal gip di Roma su richiesta dei pm e 50 gli indagati su un grosso giro di tangenti. Tra i nomi degli indagati figurano anche un parlamentare di Ap, Antonio Marotta, e l’ex sottosegretario dell’Istruzione nel governo Berlusconi, Giuseppe Pizza, mente dell’associazione a delinquere, secondo la magistratura romana.

Proprio quest’ultimo, il 9 gennaio 2015, è stato intercettato in una telefonata con Tedeschi, collaboratore politico del ministro dell’Interno Alfano: ” Angelino lo considero una persona perbene, un amico. Se gli posso dare una mano..”

o-ALFANO-facebook-620x264Così il faccendiere, sospettato numero uno, al centro della bufera politica, ammette di aver facilitato l’assunzione del fratello del ministro, Alessandro Alfano, in una società del Gruppo Poste.

Già tre anni fa, Alessandro Alfano è stato oggetto di moltissime discussioni parlamentari di Sel e M5s. L’ultima nel settembre 2013, presentata dal deputato Ivan Catalano, proprio sul suo incarico in Postecom. Inoltre, nel gennaio 2014 secondo quanto risulta da un ordine di servizio di Postecom, per Alessandro Alfano, sarebbe stata creata una sua direzione ad hoc. Il caso poi vuole, che nel 2015 la Corte dei Conti ha puntato il dito contro la gestione Sarmi di Poste Italiane del 2013, denunciandone gli elevati costi per i dirigenti. Ad oggi la guarda di Finanza, ha condotto elevati accertamenti sulla posizione del fratello minore del ministro, ma senza mai riscontrare ipotesi di reato.

Un favore che è costato caro al ministro Alfano, accusato di aver dato 160.000 euro per l’assunzione di suo fratello alle Poste e, che rischia di compromettere nuovamente il governo italiano a soli due mesi dall’indagine che ha costretto alle dimissioni il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. Una bufera mediatica, che getta ancora una volta nel caos il Parlamento.

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