Bossetti: le prove che lo hanno fatto condannare
Bossetti. Le prove che, per il Tribunale, lo hanno inchiodato e fatto condannare ieri all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, sono essenzialmente tre. La prova regina, vale a dire quella prova del DNA molto contestata dai legali dell’imputato, la presenza (presunta) del furgone di Bossetti, o almeno di uno identico, sia vicino casa di Yara che vicino alla palestra frequentata dalla ragazza, e la mancanza di un alibi convincente per la sera del delitto.
Il DNA: è stata la prova che ha consentito agli inquirenti di risalire a Bossetti. Sui leggins della povera ragazza furono rinvenute tracce organiche che, dopo una lunghissima indagine ed il prelievo del DNA sulla popolazione della zona, ha permesso di risalire al padre dell’imputato e di conseguenza a lui. Non è riuscito a spiegare come avrebbe fatto il suo codice genetico a finire sugli abiti della ragazza, come non ha potuto spiegare come possano alcune fibre compatibili con quelle dei sedili del suo furgone, a finire sulla ragazza. I marcatori del DNA di Bossetti hanno avuto 21 corrispondenze su 23, ma anche questa prova è stata duramente contestata dai difensori dell’imputato che hanno lamentato l’impossibilità di poter rifare le contro-analisi con tecnici di parte scelti da loro. Lo stesso Bossetti nella sua arringa difensiva ha più volte ribadito che non sa spiegare come il suo DNA sia finito su Yara, che di sicuro è stato prelevato male o che c’è stato un errore.
Il furgone: Un furgone Iveco bianco, identico a quello dell’imputato, ma comunque abbastanza comune, è stato visto il giorno dell’omicidio, sia nei pressi di casa di Yara, sia nei pressi della palestra dove la ragazza andava ad allenarsi. Ne sono stati registrati i movimenti grazie alle telecamere di sorveglianza. La difesa contesta anche questo punto affermando che se è vero che un furgone come quello di Bossetti quel giorno era presente nella zona ed in orari compatibili con il rapimento era nei pressi dei luoghi dove si trovava la ragazza, non si ha alcuna certezza che quel furgone sia proprio quello dell’operaio di Mapello. Non è mai stata chiaramente inquadrata la targa quindi non si può avere la certezza assoluta che quello fosse il mezzo usato da Bossetti, che del resto afferma che in quelle ore si trovasse a casa con la moglie.
L’alibi: Alibi che in realtà non c’è. Bossetti ha sempre dichiarato di non ricordare cosa avesse fatto quel giorno, ricorda che il giorno dopo è andato al cantiere, ha affermato di essere sicuramente stato in cantiere, poi però agli atti c’è una fattura che lo collocherebbe a Villa d’Adda dove ha comprato degli attrezzi da lavoro. Lui afferma di non ricordare neanche questo, ma non lo nega. In ogni caso non ricorda niente, cosa che, secondo lui, prova la sua innocenza. Un vero colpevole si sarebbe costruito un vero alibi. Il suo alibi invece è l’affermare di non averlo.
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