Tour de France 2016, l’Astana punta su Aru
Tutto pronto per la partenza dell’edizione n. 103 del Tour de France che dal 2 al 24 luglio attraverserà le strade di una Francia alle prese con la fase finale degli Europei e la sicurezza da gestire, cosa non facile per una kermesse itinerante quale è la Grand Boucle. Appuntamento cerchiato da tutti i big del ciclismo mondiale con un poker di favoriti d’obbligo – Froome, Quintana, Contador e il nostro Aru – e una serie di variabili impazzite che terranno di sicuro col fiato sospeso tutti gli appassionati in bilico tra le Alpi e i Pirenei.
Che Tour de France ci aspetta quest’anno?
La corsa più prestigiosa del mondo si presenta con un percorso interessante e vario con poche tappe scontate e diversi e intriganti trabocchetti anche nelle frazioni di trasferimento. Suggestiva la partenza nella cornice unica di Mont–Saint–Michel in Normandia dove i 198 iscritti prenderanno il via con una tappa in linea di 188 km con arrivo a Utah Beach, cornice ideale per gli sprinter pronti a contendersi la prima maglia gialla. Dieci le tappe vallonate-pianeggianti, due crono della lunghezza complessiva di 54 km e nove quelle di montagna con ben quattro arrivi in salita tra i quali spicca il ritorno al Tour del durissimo Mont Ventoux, affrontato per la decima volta, nel giorno della festa nazionale del 14 luglio.
Dopo le prime tappe in bassa Normandia, nelle quali sarà importantissimo rimanere coperti per evitare cadute e ventagli, si comincia a fare sul serio nella sesta tappa da Limoges a Le Lioran con 216 km nervosi e conditi da ben sei gpm brevi e distribuiti, adatti a corridori da grandi classiche. Il giorno dopo ci sarà il primo assaggio pirenaico con l’arrivo a Lac De Payolle, un antipasto di 162 km con un’unica asperità nel finale: il Col d’Aspin, prima salita vera del Tour de France con i suoi 12 km con pendenza media al 6,5%. Il piatto forte arriverà nella frazione successiva da Pau a Bagneres de Luchon, 183 km durissimi con quattro colli da scalare: Tourmalet – 19 km al 7,4% medio e punte oltre il 10 –, Hourquette d’Ancizan – 8,2 km al 5% -, Val Louron Azet – 10,8km al 6,8% – e Peyresourde – 7,1 km al 7,8% -. Tappa che metterà allo scoperto tutti i big senza se e senza ma: chi non ha la gamba rischia di saltare ancor prima di cominciare. Il trittico pirenaico si chiuderà con l’arrivo ad Andorra Arcalis dopo 184 km, corsi interamente tra Spagna e Andorra, con un finale da scalatori puri alle prese con i temibili Col de Beixalis – 6,4 km all’8% – e l’arrivo a quota 2.240 m dopo dieci chilometri al 7,2%.
Primo giorno di meritato riposo e le due tappe successive adatte a fughe da lontano o a volate di gruppo. La seconda con arrivo a Montpellier da cui partirà la dodicesima tappa con l’arrivo al mitico Mont Ventoux. Qui si entra nella leggenda della Grand Boucle con i suoi 15,7 km, con una pendenza media dell’8,8%, in cui i primi otto chilometri presentano una pendenza costantemente sopra l’8%, i successivi tre si addolciscono un po’, ma il finale è tutto da vivere con la vegetazione assente e la nuda roccia che accompagnerà, tra un tornante e l’altro, le fatiche dei reduci che, tra ali di folla, riusciranno a coronare l’impresa di una vita. È la tappa chiave del tour de France: una crisi avrebbe conseguenze inestimabili sui sogni di gloria e i minuti potrebbero volare, chi ha la gamba giusta sicuramente avrà la possibilità di dimostrarlo in quest’arrivo.
E dopo? Tappa di trasferimento? Neanche per sogno, pronti via per la cronometro individuale di 37,5km da Boug Saint–Andeol a le Caverne du Pont d’Arc che sarà di sicuro influenzata dagli strascichi psico-fisici della tappa precedente. Percorso vallonato con arrivo a quota 270 m non adattissimo agli specialisti, costretti ad affrontare da subito una partenza in leggera salita di 7 km intervallata da continui saliscendi che, di sicuro, spezzeranno il ritmo a Cancellara, Tony Martin & co. Al termine la classifica generale sarà probabilmente delineata con tutti i big pronti ad accendere la miccia per il gran finale alpino della terza settimana. Attimo di fiato nel successivo arrivo di Villars-Les-Dombes con tre Cote di terza categoria disseminate a inizio tappa, poi si ricomincia a salire con la Bourg-en-Bresse Culoz di 160 km con bei sei gpm. I primi quattro non particolarmente impegnativi, ma dal km 100 la situazione cambia con la Grand Colombier – 12,8 km al 7% medio – la successiva lunghissima discesa che porta ai Lacets du Grand Colombier, altri 8,4 km al 7,6% di pendenza media, lo scollinamento a 891 m e gli ultimi dieci chilometri completamenti in pianura. Breve parentesi in Svizzera nella sedicesima tappa con arrivo storico a Berna che ospita per la prima volta un arrivo del Tour de France: tappa facile adatta agli sprinter o ai cacciatori di tappa di giornata, il percorso è vallonato anche se non particolarmente insidioso nonostante uno strappo al 7% a 1,5 km dall’arrivo. Un attimo di respiro che culminerà col successivo giorno di riposo di lunedì 18, ma il gioco ricomincia a farsi duro dal giorno seguente con la Berne-Finhaut-Emosson di 184,5 km con i due colli finali da brivido: Col de Forclaz a 34 km dall’arrivo, salita lunga 13 km con pendenze costanti intorno all’8% e il successivo Hors Categorie all’arrivo, salita durissima con gli ultimi 7 km oltre il 9% e gli ultimi 500 m al 12%. Si torna a cronometro nella diciottesima tappa da Sallanches a Megève di 17 km: percorso in leggera e costante salita, una cronoscalata un po’ annacquata con gli ultimi 2 km in discesa dove sarà difficilissimo trovare il ritmo anche per gli specialisti. Chi avrà ancora le gambe giuste potrebbe approfittarne per guadagnare secondi preziosi perché dal giorno dopo il Tour de France entra nella fase cruciale in cui i potenziali vincitori si giocheranno il tutto per tutto negli arrivi di Sant-Gervais Mont Blanc e Morzine.
La resa dei conti
La prima delle due micidiali tappe alpine che prenderà il via da Albertville non è particolarmente lunga, ma è condita da 4 gpm: i primi due – Forclaz de Montmin e Forclaz de Quiege – sono a inizio corsa e presentano pendenze medie intorno al 7%-8%, un degno antipasto di un finale che promette scintille. I secondi due Gpm sono il terribile Montèe de Bisanne – 12,4 km al 9% medio e l’ascesa finale a Saint Gervais dopo circa 10 km all’8%, dove chi vorrà far saltare il banco ha tutto il terreno possibile. I giochi si chiuderanno definitivamente nella penultima tappa da Megève a Morzine, di pari lunghezza della precedente, che, dopo le schermaglie iniziali sul Col des Aravis e sulla Colombiere, rischia di infiammarsi seriamente sul Col de la Ramaz ai 68 dall’arrivo: 14 km con pendenze spesso in doppia cifra, terreno di caccia ideale per fiaccare e sfoltire il gruppo e isolare i big. L’ascesa finale di 12 km, l’ultima della kermesse, è il Col de Joux Plane: pendenze più dolci all’inizio mentre la parte finale si assesta intorno al 9%, si scollina a 1.700 m prima degli 8 km di discesa finali che sanciranno il vincitore del Tour de France che sarà incoronato sugli Champs-Elysèes.
Difficile fare pronostici vista l’alta competitività dei quattro favoriti: Chris Froome – Team Sky – avrà con lui quel Mikel Landa solamente intravisto al Giro d’Italia; Nairo Quintana – Movistar – potrà contare su Alejandro Valverde; Alberto Contador – Tinkoff – su Majka e Kreuziger e il nostro Fabio Aru – Astana – avrà a disposizione lo squalo di Messina che di sicuro saprà traghettarlo nei meandri insidiosi di una corsa che conosce fin troppo bene.