Storie di donne al Tordinona, La mossa giusta
In un afoso inizio dell’estate romana presso il Teatro Tordinona, è stato messo in scena uno spettacolo che parla delle donne e dei loro conflitti con il mondo sia maschile che femminile. La mossa giusta è un’epopea generazionale che attraversa la seconda metà del Novecento. Sorprende il piacevole ritrovarsi di fronte ad un adattamento di un testo di Cristina Comencini (portato sia al cinema che sul palcoscenico). Un testo forte e divertente che la regista ha integrato con dialoghi e monologhi originali. Lodevole lo sforzo di Consuelo Cagnati (regia) di affidare un’opera come “Due partite” di Comencini ad una compagnia composta prevalentemente da esordienti. Ad ogni modo il testo originale rimane al centro della rappresentazione.
La mossa giusta racconta storie di donne, di madri e di figlie, che si ripetono, costantemente e senza tregua. Le donne degli anni ’60 e quelle contemporanee raccontano le proprie esperienze di vita, sembrano apparentemente così lontane eppure si rivelano così vicine. Ci parlano delle loro paure più nascoste, dei loro desideri inconfessati, delle proprie ansie, di una vita di attese, di frustrazioni e di rinunce, di sopportazione, di sogni infranti, di scelte sbagliate, di occasioni perdute, di vicoli ciechi, di tempo che non ritorna. Cercano un ponte di congiunzione che possa farle sentire maggiormente comprese, e questa ricerca di comprensione culmina nell’essere donna. Uno specchio che riflette la condizione femminile di ieri e di oggi. Le donne di ieri, mogli, madri, martiri che spesso dovevano rinunciare a se stesse, alla propria realizzazione, per sacrificarsi in nome della famiglia. Una sorta di donna “angelo del focolare”, primitiva per certi versi, laddove restavano in piedi una serie di elementi culturali, di tradizioni, di contraddizioni dure da scalfire. La libertà doveva ancora essere conquistata. Le donne dei nostri giorni invece si rapportano alle proprie madri con una doppia velocità: da un lato ne accolgono con ossequio gli insegnamenti, dall’altro rigettano il loro essere sempre troppo dedite al sacrificio, tutte “casa e chiesa”, dimenticando se stesse.
Uno spettacolo che fa riflettere sul ruolo della donna nella nostra società, ancora prepotentemente maschilista, che parla della difficoltà di essere madri senza dover rinunciare allo stesso tempo a lavorare. “Verrà il giorno del progresso, che trasformerà l’amore, oggi pieno di errori, e le relazioni saranno riplasmate da essere umano a essere umano, non più da maschio a femmina”. Si tratta di una denuncia tragicomica, che ci ricorda quanto sia doloroso e al contempo meraviglioso essere donna.
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