Renzi fa un passo indietro sul referendum
Renzi fa un passo indietro dopo la batosta alle amministrative di Roma e Torino. “Se perdo il referendum costituzionale considero fallita la mia esperienza politica”, ripeteva fino a qualche mese fa il premier. Su di lui ormai non si contano più le pressioni di chi gli chiede di rivedere la scelta di dimettersi in caso di vittoria del no ed è di questo avviso anche il presidente emerito Giorgio Napolitano, da sempre perplesso di fronte alla “politicizzazione e personalizzazione” del referendum da parte del capo del governo. Renzi fa un passo indietro e devia le argomentazioni su un “passaggio importante per il futuro del paese”. Può tentare di vincere se i sostenitori del no non penseranno di mandarlo a casa automaticamente bocciando le riforme.
Intanto Renzi è impegnato anche sul fronte interno al Pd. In vista della direzione nazionale di venerdì, sta pensando alla nuova segreteria. Sarà composta da amministratori dei territori. Non ci saranno i governatori Enrico Rossi e Nicola Zingaretti che hanno già declinato. Ma dovrebbero esserci il ministro Maurizio Martina, il segretario dell’Emilia Romagna, Calvano, il sindaco di Reggio Calabria, Falcomatà e anche diverse presenze femminili. Probabile l’ingresso di Luca Lotti, fidatissimo del premier.
No alla “classica polemica sulle poltrone in segreteria o sul desiderio delle correnti di tornare a guidare il partito – scrive -Non credo ai caminetti: apriamo le finestre, spalanchiamole, altro che caminetti. Parliamo, certo: ma con gli italiani e degli italiani, non dei nostri equilibri congressuali.
Intanto D’Alema conferma le voci di corridoio in un’intervista al Corriere della Sera. “Serve una figura che si occupi del Pd a tempo pieno. E serve una direzione collegiale. Il partito è stato volutamente lasciato senza guida. Lo si ritiene non importante oppure si scarica su di esso la colpa quando le elezioni vanno male […] Nei ballottaggi si è votato in 126 comuni su 8 mila. I nostri candidati — non dico il partito; i candidati, comprese le liste civiche — rispetto alle precedenti comunali hanno perso un milione di voti”. Ma D’Alema aggiunge anche che voterà No al referendum costituzionale “Non sono molto diverse da quelle per cui votai no, nel 2006, alla riforma di Berlusconi”.
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@letiziadelpizzo
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