Caso Yara, “clima avvelenato” in vista dell’ultima sentenza

Caso Yara, “clima avvelenato” in vista dell’ultima sentenza

È prevista per il 1 luglio prossimo la lettura della sentenza a carico di Massimo Bossetti per il Caso Yara. I giudici della Corte d’Assise di Bergamo, come chiesto dal pm Letizia Ruggeri, non ammetteranno le telecamere in aula. La decisione è stata motivata dal fatto che “la corte e io stessa” – ha spiegato la Presidente Antonella Bertoja – “ha avuto contatti epistolari con terzi al limite della minaccia” quindi la decisione è volta a “tutelare la riservatezza dei giudici e delle parti”. La presidente Bertoja ha assicurato che sarà comunque garantita la tutela del diritto di cronaca.

Le riprese televisive, in un primo momento ammesse in aula, non saranno quindi autorizzate. Alla base della richiesta avanzata dal Pm Letizia Ruggeri sta il “clima avvelenato” creatosi intorno al Caso Yara negli ultimi mesi. Permesse, invece, le registrazioni audio. L’accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo per Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. La difesa di Bossetti si concentrerà sulle presunte anomalie del caso. “Il dibattimento non ha affatto chiarito i dubbi, bensì li ha amplificati. Ed è per questa ragione che Bossetti deve essere assolto”. Secondo l’accusa, invece, la prova è tutta nel DNA che ha portato a identificare Bossetti in maniera inequivocabile.

Venerdì 1 luglio il verdetto, culmine di un processo di primo grado che si chiude con un totale di 45 udienze. Il procedimento proseguirà comunque in Appello e Cassazione, dal momento che appare scontato che a prescindere dall’esito la parte soccombente farà ricorso. Fin dal giorno del suo arresto Bossetti ha sempre sostenuto con forza la sua innocenza, ribadendo di non voler confessare e di essere assolutamente estraneo ai fatti. Nel peggiore dei casi la sentenza prevederà la condanna all’ergastolo, come richiesto dal pm Letizia Ruggeri.

 

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