Ramanujan, ovvero “L’uomo che vide l’infinito”
Scritto e diretto da Matthew Brown, L’uomo che vide l’infinito è un film basato su una storia vera, la storia che vide la nascita di un’amicizia incredibile fra Srinavasa Ramanujan e G.H. Hardy. Questo affascinante legame avrebbe rivoluzionato e cambiato per sempre il mondo della matematica. Prima di essere un film, è un libro scritto da Robert Kanigel. Nel 1988, Kanigel, fece un viaggio di tre mesi in Inghilterra e nel sud dell’India, per visitare, capire e conoscere il luoghi dove Hardy e Ramanujan vissero e lavorarono. E durante il suo percorso ha avuto modo di fare un incontro emozionante, quello con la vedova di Ramanujan, Janaki, che all’epoca aveva circa novant’anni.
Nel 1913, Srinavasa Ramanujan (interpretato dall’attore Dev Patel) è un giovane indiano di venticinque anni il quale, dopo essere stato espulso dal college a causa del suo studio solitario e morboso della matematica, lavora come impiegato spedizioniere. Nonostante i limiti dell’India coloniale, nonostante la derisione e il rifiuto dei suoi pari, Ramanujan, consapevole del suo genio, è determinato a seguire la sua passione. E una lettera inviata a G.H. Hardy (Jeremy Irons), un illustre professore di matematica del Trinity College a Cambridge, cambierà radicalmente la sua vita. Hardy rimane impressionato da quel talento non domato, poiché autodidatta, e lo invita nella dimora in cui l’albero di Isaac Newton accarezza la terra, la reggia in cui si respira il sapere di Charles Darwin e Bertrand Russell. Ramanujan lascia la sua giovane sposa Janaki (Devika Bhise) e la sua comunità per imbarcarsi e raggiungere la terra del suo futuro, l’Inghilterra. Sotto la guida del mentore Hardy, il lavoro di Ramanujan si evolverà raggiungendo la perfezione. Ma l’ambiente di Cambridge, nella sua cultura tradizionale, emargina il giovane genio poiché indiano: Hardy si impegnerà nella lotta contro i pregiudizi della rigida casta degli scienziati per garantire a Ramanujan il rispetto e il riconoscimento che merita. Sotto lo sfondo della Prima guerra mondiale e il cielo coperto dai Zeppelin, Ramanujan si ammala di tubercolosi. Favorito dall’intensa nostalgia di casa, dal desiderio di provare formalmente i suoi teoremi e far sì che il suo lavoro riceva finalmente la giusta considerazione da parte di tutti i matematici, non smette di lottare contro la malattia. Ramanujan avrà tempo di ritornare nella sua India, avrà modo di vedere alcuni dei suoi lavori stampati.
La vita breve di Srinivasa Ramanujan (22 dicembre 1887 – 26 aprile 1920)
Durante la sua vita, Srinavasa Ramanujan elaborò autonomamente quasi 3900 risultati matematici e la maggior parte delle sue asserzioni si sono rivelate corrette. Le cento pagine di appunti scritti nell’ultimo anno di vita, il “quaderno dimenticato” come spesso viene definito, non solo giunse in Inghilterra ma costituisce la base su cui oggi i fisici e matematici per elaborare la teoria delle stringhe, i buchi neri e la gravità quantistica. E poi c’è lui, il suo mentore e amico, il matematico G.D. Hardy conosciuto per le sue conquiste nella teoria dei numeri e nell’analisi matematica. In un’intervista di Paul Erdős, alla domanda su quale fosse stato il suo più grande apporto alla matematica, rispose che si trattava della sua scoperta di Ramanujan. Una collaborazione così intensa, un’amicizia così sincera, tale che Hardy definì la loro cooperazione come “l’unico episodio romantico della mia vita”.
L’uomo che vide l’infinito non è un film su due matematici, afferma Kanigel, “ma sul legame potente tra due uomini e di come questo ha poi dato forma alle loro vite. Chiunque abbia sperimentato un’amicizia intensa o abbia sentito la vicinanza e poi la separazione da qualcuno, può capire questa storia”. E se avete sperimentato ciò, questo è un film adatto a voi, perfetto come un abito cucito sul vostro corpo, preciso come ogni schema che si cela dietro la natura.
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