Giusto uccidere giornalisti: parola di Duterte

Sono scioccanti le dichiarazioni di Rodrigo Duterte neo presidente delle Filippine in occasione di una conferenza stampa che si è tenuta quattro giorni dopo l’assassinio del giornalista Alex Balcoba, della testata Brigada. Queste le dichiarazioni del presidente Duterte: “Solo perchè sei un giornalista non significa che sei esentato dall’essere assassinato se sei un figlio di cagna“, affermazione che è il riflesso della sua profonda filosofia “la libertà di espressione non ti può aiutare sa hai fatto qualcosa di male a qualcuno”. Ad avviso del presidente Duterte molti giornalisti sono corrotti e quindi indifendibili, chissà perchè Duterte non accenna mai al fatto che i 176 giornalisti uccisi negli ultimi 20 anni nelle Filippine in gran parte si occupavano di casi di corruzione dei politici, ma tant’è.

E non è tutto, Duterte ha ammesso di essere coinvolto nella esistenza di squadroni della morte che hanno agito indisturbati nella città di cui è stato sindaco per quasi venti anni e a cui sono imputati circa 1700 assassinii, sempre per combattere la criminalità ovviamente, inoltre ha scherzato sullo stupro di gruppo su di una missionaria australiana ed ha garantito che sotto la sua presidenza farà uccidere decine di migliaia di persone…robetta insomma. L’ironia a proposito dello stupro della missionaria è evidentemente la risposta del neopresidente alla Chiesa Cattolica rea di averlo criticato in merito alle sue posizioni politiche, del resto una delle sue prime dichiarazioni quando vinse le elezioni, il 9 maggio, è stata questa: “Dimenticatevi le leggi sui diritti umani“.

Durante la sua campagna elettorale Duterte non ha mai nascosto la volontà di reintrodurre la pena di morte e di volerne fare un uso massiccio, da applicare alla povera gente ovviamente. Gli obiettivi sono quelli di sempre: drogati, stupratori, rapinatori, le solite scemenze ampiamente sputtanate da criminologi di tutto il mondo. Duterte ha stravinto le elezioni con la ridicola promessa di eliminare la criminalità, impresa in cui sarebbe il primo politico della storia del genere umano a riuscire, ma il popolo delle Filippine, ampiamente attanagliato da povertà ed emarginazione che sono ovviamente fattori criminogenetici, ha deciso di dare fiducia alle farlocche promesse del presidente “terrore dei criminali” già soprannominato “il giustiziere”.

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