Barbara D’Urso e i candidati sindaco di Roma [STORY]
Barbara D’Urso colpisce ancora, ambasciatrice al primo confronto televisivo dei candidati sindaco di Roma. Presenti Alfio Marchini (centrodestra), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Roberto Giachetti (Partito Democratico), grande assente Virginia Raggi (Movimento 5 stelle).
Lo stile di Barbara D’Urso lo conosciamo da tempo: video-ricordo da vacanza post-maturità, faccette e ring mediatico. Anche stavolta è il solito copione quello che l’accattivante regina di Canale 5 decide di firmare proprio come aveva già fatto con l’intervista al Presidente del Consiglio. Aspro il tono della D’Urso nei confronti della disertrice, Virginia Raggi: «La candidata del M5S non ha accettato il nostro invito. La sua poltrona è vuota», quasi a volerne sottolineare lo snobismo, lo stesso a cui la padrona di casa sceglie di non cedere, dedicando comunque anche alla Raggi una delle sue smack-clip. Più tattici i presenti che colgono subito la palla al balzo, la “defaillance” dell’avversaria. Dice la sua Giachetti: «Noi dobbiamo rispetto ai romani, una forma di rispetto è confrontarsi, non si può scappare sempre», e rincara la Meloni: «Le avevamo anche detto che se veniva poteva tenere l’auricolare per farsi suggerire risposte dalla Casaleggio». Preliminari esauriti, è il via al confronto. Le prime cose da fare? Pulizia per Giorgia Meloni: «Pulirei Roma, Roma ha bisogno di essere pulita, è un museo trasformato in stalla. Voglio combattere tutte le forme di abusivismo. Vorrei una città in cui si rispettano le regole». Solidarietà per Alfio Marchini: «A Roma ci sono 140mila disabili, molti senza assistenza. La prima cosa che faccio è dare a tutti l’assistenza. Io immagino una città solidale». Orgoglio, riscatto e pubblica amministrazione per Roberto Giachetti: «’Roma torna Roma’ (il suo slogan, ndr) perché voglio che i romani tornino orgogliosi della loro città. Questa città merita di essere riproiettata nel mondo. Serve riorganizzare la macchina amministrativa per aggredire tutti i problemi. Serve potenziare i municipi, con poteri, competenze, soldi e personale».
Finite le presentazioni ha inizio lo show, l’avanspettacolo tipico di Barbara d’Urso, con quel linguaggio mediatico alla Oprah “de noantri” buono per tutto, persino applicato alla politica. Perciò immaginateveli lì seduti, i tre moschettieri in lizza per il Campidoglio, nella loro versione più trash, più pop, più “sgarbiana” a tinte rosa. È a Giachetti che spetta il calcio d’inizio alla baruffa: «Marchini, noi dobbiamo muoverci dentro il contorno delle norme. I problemi non si risolvono con i responsabili di quartieri. I municipi, che sono grandi città, hanno bisogno di sindaci con poteri», e Marchini non si ritrae: «Ma in 20 anni non avete fatto nulla… È un piano mai attuato. Chi ha governato in questi anni?», «Anche Alemanno che ti porti appresso», controbatte Giachetti. La querelle non si arresta, nemmeno tra Giachetti e la Meloni che non se le mandano a dire, laddove il primo interrompe la seconda mentre sta cercando di spiegare il suo programma in tema di rifiuti: «Sei la superwoman – dice Giachetti – io le spiego le mie cose. Serve la riorganizzazione dell’Ama». E ancora tra Marchini e Meloni, il primo: «Io ho difeso Giorgia quando qualcuno ha detto che non poteva fare il sindaco perché futura mamma – ha precisato Marchini – io dico che secondo me oggi serve qualcuno che ha più capacità gestionali che politiche. Tu sei una politica, serve qualcosa di diverso». Seccata la replica della Meloni: «I romani sanno chi sono e io non nascondo la macchina» così accendendo le ire dell’imprenditore: «La mia macchina io l’ho pagata con i miei soldi, ma andate a lavorare!» ha sbottato Marchini.
Alla conclusione lasciano il tema degli immobili, Giachetti parla di «furbi che vanno buttati fuori, le persone in emergenza sociale. Noi non possiamo trattare nello stesso modo la onlus che si occupa di Sla e, per la mia parte, il circolo del Pd di via dei Giubbonari. Sono due cose diverse. Dobbiamo riportare legalità con determinazione ma dobbiamo anche essere coscienti che nella nostra città il disagio e la fragilità avanzano e servono risorse per assicurare a chi ne ha bisogno la possibilità di vivere in una condizione umana». Ma a Marchini non scappa l’occasione e tira fuori gli estratti conto dei rispettivi avversari: «Scusami. Io nutro grande simpatia umana per Roberto e penso sia una persona perbene però mentre noi parliamo il Pd deve 900 mila euro al Comune di Roma. È il tuo partito: pagate sto conto!» Poi rivolto alla Meloni: «Anche tu, con tutto il rispetto. Voi dovete 160mila euro per Corviale, mi dicono anche che c’è una morosità di 53 mila euro alla Garbatella. Se questa cosa fosse successa a un comune cittadino si sarebbe ritrovato Equitalia a bussare alla porta. I partiti devono pagare». La Meloni glissa e così “alla buona”, la partita si conclude: «Ma di che stai parlando?».
La grande vincitrice resta Barbara D’Urso in termini di share e d’aplomb, perché la D’Urso piaccia o meno riesce a dare un tocco rosa a tutto, tutto diventa un grande, enorme, Carmelita smack, persino la politica, persino i più caldi temi sociali. Movie maker alla mano Barbara compie dei veri e propri miracoli televisivi: smascherare il faceto nascosto sotto il velo del serio. Barbara D’Urso Barbara D’Urso Barbara D’Urso Barbara D’Urso Barbara D’Urso Barbara D’Urso
Vai alla home page di Lineadiretta24.it
Leggi altri articoli dello stesso autore
Barbara D’Urso Barbara D’Urso Barbara D’Urso Barbara D’Urso Barbara D’Urso Barbara D’Urso