Francesca Michielin all’Eurovision, le ragioni di un insuccesso tutto italiano
Francesca Michielin non brilla nella notte delle stelle Europee dell’Eurovision Song Contest, in diretta su Rai Uno sabato 14 maggio, con il commento di Flavio Insinna e Federico Russo, e sfoggia un look che potremmo definire da “contadinella smarrita”.
Sabato sera si è tenuta la finalissima della competizione più famosa in Italia dopo il Festival di Sanremo, lo spettacolo dell’Eurovision. La manifestazione è innanzitutto una vetrina europea, che non solo serve come super trampolino di lancio per nuovi artisti, ma ha soprattutto il merito di confezionare quella che è l’immagine rappresentativa del paese in gara. Ogni nazione sceglie un cantante che meglio restituisce il messaggio che vuole far passare attraverso l’esibizione, il messaggio che vuole testimoniare, cosa succede in quel preciso periodo storico dalle sue parti.
Lo scorso anno la vittoria è andata meritatamente alla Svezia che da sempre interpreta al meglio le rivoluzioni musicali, culturali e sociali intervenute negli ultimi quaranta e più anni, regalandoci dei gruppi di un’innovazione disarmante quanto straniante, come non solo i celeberrimi Abba, ma anche artisti del calibro degli Ark, The Rasmuss e via discorrendo. La musica contemporanea e storica deve molto alla Scandinavia, poiché pochi riescono a raccogliere un’eredità così importante. Dato che, come tradizione, il vincitore uscente ospita la competizione dell’anno successivo, per onorare la loro storia i biondi svedesi hanno trasmesso un video intitolato “Quarantotto anni di musica” autocelebrandosi e facendoci ammirare il loro esemplare contributo.
Detto ciò, una gara resta sempre una gara, ed è piuttosto comprensibile che gli interpreti facciano il massimo per mettersi in mostra, per vincere, per lasciare un ricordo di loro e della loro esibizione nelle menti degli spettatori. E molti ci sono riusciti. Ci sono esperti di geofisica nucleare che ancora si domandano come abbia fatto il performer della Russia a scalare il video wall che rappresentava una montagna e a contorcersi fluttuando nell’aria; l’orientale testimonial dell’Australia, invece, favorita fino alla fine, ha incantato il pubblico con abili schermate elettroniche; l’islandese ha girato un video in cui si getta nudo in un lago gelato. Ognuno ha cercato di stupire a suo modo. E l’Italia? E Francesca Michielin, con la sua versione anglofona di Nessun grado di separazione? Se è vero che un’immagine vale come mille parole, guardate questa.
Chi si è vestita di luci intermittenti, chi di nero confondendosi con lo scenario buio, chi super sexy ha mostrato le sue curve… Francesca Michielin nel 2016 porta ancora la bandiera della buona tavola, della macchia mediterranea e della cucina italiana. Quel sottotesto implicito di Pizza, sole, mandolino, belle donne, felicità, uè uè, jamm’ bell‘. Che nessuno si lamenti se poi ancora oggi la nostra arretratezza percepita dall’estero si estrinsechi anche in queste banali scelte stilistiche (come quella di scegliere dei buonisti d’eccezione come commentatori: il “ringraziatore” per eccellenza Flavio Insinna e il più radiofonico che televisivo Federico Russo). Ma non c’è da stupirsi. L’anno scorso Il Volo, il trio di giovani vecchietti, ha incarnato la classicità della musica italiana di Volare di Domenico Modugno. Pochi anni prima? Nina Zilli, vestita come una nuova Mina alle prese tra le melodie degli irresistibili anni 60. Come se il tempo si fosse fermato lì.
Insomma, mentre in Svezia la sperimentazione prende sempre di più il sopravvento, da noi non brilla niente di nuovo sotto il sole. In compenso il web si è scatenato, paragonando il vestito della ragazza ad un albero, circondato dalla foresta, proponendo una colletta per comprare delle decorazioni per la scenografia. Addirittura c’è chi ha indetto un sondaggio su quale fosse realmente la natura del frutto che teneva in mano Francesca Michielin durante la sua esibizione, che ha finito per ottenere quasi più preferenze della cantante, rimasta invece nella parte destra della classifica, tra le seconde tredici esibizioni, classificandosi sedicesima. L’anno prossimo sarà lo stesso, se non impariamo a darci un’aggiornata.
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