Il programma Alta Infedeltà e i mille volti delle “corna all’ italiana”
Sul filo dell’alta tensione (e anche su quello del rasoio) scorre “Alta Infedeltà”, programma giunto alla sua terza edizione, in onda dal lunedì al venerdì su Real Time alle 20.40. Ogni puntata di Alta Infedeltà dura 30 minuti, in stile docu-fiction. Al centro di tutto, l’amore infedele, con ricostruzioni più o meno verosimili di storie viste da tre angolazioni differenti: quella della persona tradita, quella del traditore, ed infine quella dell’amante rovina-famiglie.
Il successo della trasmissione – che registra di puntata in puntata ottimi dati di ascolto – è presto spiegato dall’inoppugnabilità delle statistiche. Secondo il sito IncontriExtraConiugali.com, la città dove si consumerebbe il più alto numero di tradimenti in assoluto è Roma, vantando il triste primato di 65mila iscritti, a seguire Milano con 42mila iscritti, Napoli con 35mila iscritti, Palermo con 23mila iscritti e Genova con 21mila iscritti. I dati parlano chiaro, il 67% dei traditori frequentanti il portale di incontri in questione è di sesso maschile. Anche l’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti presente sul territorio nazionale fa sapere che il 55% dei mariti risulta aver tradito la propria moglie almeno una volta nell’arco della vita, contro il 45% circa delle mogli. Nel 40% dei casi il primo contatto con l’amante avviene sui social. Il 70% dei tradimenti si consuma sul posto di lavoro, in particolar modo negli ospedali, nelle redazioni, nelle banche, negli uffici, negli studi professionali.
Negli ultimi anni la situazione è peggiorata, soprattutto per colpa dei vari siti di incontri e dei social network, ormai terreno fertile di scappatelle, dove si possono creare profili fake, e, all’occorrenza, ricontattare ex morti e sepolti, della serie “a volte ritornano”. Che il tradimento sia da sempre callo delle “italiche genti” è dimostrato dalle abitudini dei nostri avi: i latini andavano a nozze con le relazioni extraconiugali, basti ricordare gli “Amores” di Ovidio, difatti le loro poesie, le loro commedie ne erano tempestate. Ma se le loro occasioni di tradire erano relegate ai funerali e ai matrimoni, oggi, nell’era dei social, degli speed-date, ci sono infinite possibilità per farlo. Il cinema si avvale spesso di questo cliché: come nella commedia sexy all’italiana degli anni ’70-’80, di Lino Banfi, Lando Buzzanca, Alvaro Vitali, Edwige Fenech, Barbara Bouchet, Gloria Guida, Lilli Carati, Nadia Cassini, dove, oltre alle celebri scene triviali e grottesche nelle docce e nelle camere da letto, o alle fughe degli amanti sui cornicioni delle finestre o nascosti negli armadi, avveniva un vero e proprio sdoganamento della donna angelo del focolare, si combatteva contro il moralismo dei benpensanti, si diffondeva il culto del corpo femminile, si sdrammatizzava ironicamente. Questi film però non si rifacevano ad una critica sociale di stampo femminista-rivoluzionario post-sessantottino, semmai miravano ad un edonismo autoreferenziale e ad una rappresentazione nuda e cruda della borghesia con i suoi vizi e le sue virtù. Anche il film Perfetti Sconosciuti, di Paolo Genovese, affronta la scottante tematica dell’infedeltà, scoperta, stavolta, tramite sms sul cellulare. “Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta” è lo slogan della commedia, in allusione a quanto si nasconde all’interno di quello che oggi è divenuto una sorta di “scatola nera” della vita di ciascuno di noi: lo smartphone. Alta Infedeltà appare in questo senso come una sorta di rinnovata sceneggiatura dei fermenti della commedia all’italiana all’epoca del reality show.
Riccardo Bocca, celebre giornalista de L’Espresso, non si è detto entusiasta di Alta infedeltà, ritenendolo un programma televisivo alquanto banale e ripetitivo, (nonostante l’ottimo taglio di carattere tecnico) che si avvale sempre degli stessi meccanismi: la moglie stanca che cornifica il marito con il maestro di tennis (come nel film “L’amore è eterno, finché dura”, di Carlo Verdone), oppure il marito professionista fedifrago che tradisce la moglie con la segretaria. Lo ha definito “il festival della noia”. Ma forse il limite di Alta infedeltà è proprio questo, e cioè che tutte quelle persone che dovrebbero mostrare di possedere una parvenza di veridicità, o che sperano di risultare trasgressive, in realtà diventano, loro malgrado, dei personaggi tipici di una commedia vista e rivista.
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