Chiusa la stagione delle discipline invernali: più luci che ombre II
Dopo sci alpino e sci di fondo analizziamo la stagione delle discipline invernali facendo un bilancio dei risultati ottenuti dagli atleti azzurri nel Biathlon, Snowboardcross e Snowboard PSL.
BIATHLON– Chi ha fatto davvero il botto è stata Dorothea Wierer che ha portato in Italia per la prima volta (considerando entrambi i sessi) una sfera di cristallo nel biathlon e precisamente nel format “individuale” quello in cui si pedala di più e si paga ogni errore dal poligono con un minuto di penalità. Dorothea, 25 anni, alle spalle una carriera juniores da dominante, era attesa nel circuito maggiore come una promessa e quest’anno è finalmente sbocciata. Ha vinto l’individuale di Östersund e di Ruhpolding e anche la mass start di Canmore oltre ad altri 6 podi e continui piazzamenti nelle prime dieci posizioni o immediatamente a ridosso e in tutte le discipline; risultati che ne fanno la numero 3 del mondo. Ulteriormente apprezzata dai fan di tutto il mondo per l’indiscutibile avvenenza che la rende bersaglio delle telecamere della regia internazionale e obiettivo degli sponsor, l’azzurra è diventata una delle atlete di punta del circuito. In tutto questo sembra ormai un dettaglio l’argento preso il 6 marzo scorso ai mondiali di Oslo nella 10 kilometri ad inseguimento. Grandi cose ci attendiamo per il futuro dalla sudtirolese. Ma non solo. Infatti la squadra femminile ha trovato in Sanfilippo, finita sul podio nella sprint di Östersund, ma soprattutto in Lisa Vittozzi, classe ’95, un’altra atleta promettente, capace di vincere, insieme alle più titolate compagne, la gara a squadre di Hochfilzen e di arrivare terza in quella di Ruhpolding. Anche al maschile la crescita di Dominik Windisch sembra inarrestabile e la vittoria nella mass start di Canmore lo dimostra. Siamo già pronti per la stagione 2016-17…..
SNOWBOARDCROSS- Da anni è ormai chiaro agli addetti ai lavori che nel boardercross abbiamo una vera fuoriclasse. Si chiama Michela Moioli, ha venti anni ed è stata lei a vincere la Coppa Del Mondo 2015-’16. Se la meritava! La bergamasca era riuscita a far sobbalzare sul divano i tifosi già dall’esordio in CDM quando aveva 17 anni; qualificatasi tra le sei partecipanti alla finale olimpica di Sochi, l’allora diciottenne stretta tra le titane della disciplina, Maltais, Trespeuch, Samkova, sembrava destinata a stare lì per partecipare, invece l’azzurra mette giù un garone, poi un contatto in prossimità di un salto, a quelle velocità e invece della gloria del podio per lei ci fu una corsa in ospedale, un ginocchio rotto e ci ritrovammo con un’atleta da rimettere in sesto. Il bello ed il brutto di uno sport in cui il contatto fisico alla lunga è inevitabile. L’anno scorso una grande stagione in cui finì terza in classifica e quest’anno la consacrazione definitiva. Inutile dire che le atlete con cui se la deve vedere sono più grandi di lei anagraficamente e questo ci promette una carriera che con tutti i rischi del caso comunque sarà al massimo livello per il prossimo decennio e questo è certo. Ricordiamo che anche al maschile abbiamo uno squadrone e che Omar Visintin due anni or sono ha vinto anche lui la sfera di cristallo.
SNOWBOARD PSL- Se la stagione appena coclusa ha dato delle soddisfazioni indubbie agli appassionati in varie discipline ciò che è successo nello snowboard alpino è speciale. Se in gigante ci siamo e siamo sempre tra i più competitivi in slalom i risultati sono da riedizione della valanga azzurra: l’altoatesino Roland Fischnaller vince la coppa per la seconda volta in carriera dopo quella del 2013. Ma non ci prendiamo solo il titolo: la classifica finale vede Mirko Felicetti secondo, Edwin Coratti quarto, Christoph Mick quinto, Maurizio Bormolini ottavo ed Aaron March undicesimo…quattro italiani tra i prime cinque e sei tra i primi undici la dicono lunga sul livello dello snowboard italico e quello che possono ancora dare gli azzurri in questa disciplina.
Insomma al contrario di quello che succedeva un paio di stagioni or sono in cui solo nello snowboard eravamo in grado di vincere il trofeo che più conta, non solo abbiamo allargato la visuale al settore femminile della stessa disciplina con la Moioli, ma siamo tornati competitivi nel fondo e forse lo siamo come non mai nel biathlon che tra le discipline invernali è ormai la più importante come numeri e come ascolti, per questo la figura di Dorothea Wierer assume un’importanza strategica. Ora pausa estiva poi da ottobre vorremmo qualche squillo di tromba in più dallo sci alpino che in Italia è un movimento enorme come numero di praticanti e che raccoglie poco ripetto a quello che potrebbe.