Breana Evans, 12 anni e fedina penale sporca
Dodici anni e fedina penale già sporca. Breana Evans, questo è il nome della piccola ragazza della Florida che, come riporta il New York Daily News sarebbe stata arrestata dopo aver dato un pizzicotto sul sedere ad un suo compagno di scuola. Ora, Breana Evans, dovrà rispondere all’accusa di aggressione per il “crimine” da lei commesso nei corridoi della Milwee Middle School di Longwood. Più che carnefice, Breana, è vittima di un gioco innocente molto di moda nel suo stesso istituto. Dopo l’accaduto ha rilasciato prontamente una dichiarazione all’emittente WKMG: “Mi dispiace, non sapevo che sarebbe andata a finire così. Credo sia una situazione stupida, come l’accusa. Non doveva andare così”, ha affermato. L’accusa di aggressione, dal sapore surreale, non sarebbe neanche stata mossa dallo stesso ragazzino vittima della Evans, anzi, non ne aveva la minima intenzione. E’ stata invece la madre di quest’ultimo a manifestare la volontà di procedere per vie legali. E se da un lato c’è una madre che difende il proprio figlio in modo poco ragionevole e iperprotettivo, dall’altra c’è un padre che prova a far capire quanto sia insensata l’accusa e il provvedimento: “Santo cielo, a cosa siamo arrivati? I ragazzini non possono nemmeno essere più ragazzini: lei ha 12 anni e si comporta come una 12enne. Mi dispiace che abbia toccato suo figlio. Mi spiace, penso che lei sia troppo protettiva: consenta a suo figlio di essere un ragazzino e di farsi qualche amico”, ha affermato il padre della Evans rivolgendosi ipoteticamente alla madre del ragazzino. Ma comunque per Breana Evans non c’è stato niente da fare. Schedata presso una struttura per minori, dovrà seguire un corso di riabilitazione, con tanto di servizi sociali e test relativi all’uso di droghe: se mostrerà di essere un “detenuto modello”, la sua fedina tornerà nuovamente pulita.
“La madre è sublime perché è tutta istinto. L’istinto materno è divinamente animale. La madre non è donna, ma femmina” scriveva Victor Hugo, ma in questo caso, la madre del ragazzino avrebbe dovuto tenere a freno l’istinto di protezione e usare di più la ragione. Non trovate?
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