Tasse, i giganti del mercato a Bruxelles per difendersi
Tasse, le grandi multinazionali del web come Apple e Google, ma anche altri celebri marchi noti in tutto il mondo come Ikea, McDonald’s, dovranno oggi comparire di fronte alla Commissione tasse del Parlamento Europeo per discutere delle tasse pagate dai colossi per i guadagni realizzati in Europa. Come riporta la Reuters le inchieste in corso puntano a verificare l’eventuale presenza di aiuti di Stato, accordi particolarmente favorevoli che alcune nazioni dell’Unione, specie l’Irlanda, potrebbero aver concesso alle grandi società sotto forma di consistenti agevolazioni fiscali, vietati dalle normative antitrust perché considerati vantaggi sleali. Non è la prima volta che ciò accade. Un incontro simile era già avvenuto nel Novembre del 2015 che vedeva coinvolta anche la HSBC. Saranno assenti, anche se convocati, la catena di caffetterie Starbuck’s che ha fatto ricorso in Olanda contro un maxi pagamento di 30 milioni richiesto dalla Commissione Europea, e la Fiat Chrysler Automobilies che ha a sua volta fatto ricorso in quanto, da quanto affermano, hanno un accordo fiscale stipulato con Lussembrurgo. Tra i mega rimborsi sulle tasse arretrate fa impressione quello contro l’Ikea. Il colosso svedese dell’arredamento a buon mercato avrebbe evaso nel lustro che va dal 2009 al 2014 ben 1 miliardo avendo dirottato i profitti in società controllare sempre in Olanda,Lussemburgo e Lichtenstain.
La Apple si è difesa affermando che “L’azienda è il più grande contribuente al mondo. Nel 2015 abbiamo pagato 13,2 miliardi di dollari in tasse in tutto il mondo, un tax rate del 36,4%”. Non si sono detti comunque disponibili a rivelare i loro rapporti con il fisco irlandese: “Sono dati confidenziali. Quando diventerà obbligatorio, eseguiremo”. Ma comunque tutte le multinazionali ascoltate si sono dette preoccupate per i costi di adeguamento amministrativo e molto riluttanti nel vedere pubblicati i loro dati fiscali. La strada appare ancora lunga ma per la prima volta sembra si stia seriamente procedendo a far si che anche i miliardari di oltreoceano paghino le tasse l’ dove producono i profitti.
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