La mossa di Draghi spiazza la Germania
La Banca Centrale Europea, presieduta da Mario Draghi, ha deciso di tagliare il tasso principale di rifinanziamento al minimo storico dello 0,0%. ed il tasso sui depositi bancari da -0,30% a -0,40%. Il tasso sui prestiti marginali scende allo 0,25%, mentre il programma di acquisto dei bond attraverso il Quantitative Easing passa da 60 a 80 miliardi al mese.
Draghi ha motivato tale sorprendenti decisioni spiegando di voler “agevolare ancora le condizioni di accesso al credito e riportare l’Eurozona vicina all’obiettivo di inflazione al 2%”. C’è stato anche spazio per un poco indiretto riferimento alla Germania “le misure approvate a stragrande maggioranza fanno piena giustizia della nostra volontà di agire (..) Immaginate se non avessimo fatto niente, incrociando le braccia e dicendo ‘nein zu allen’, no a qualsiasi cosa. Oggi ci ritroveremmo con una disastrosa deflazione.”
La borsa di Milano ha inizialmente reagito con favore alla scelta di Draghi ma si è poi assestata su un conclusivo -0,50. Molto più negativa la risposta delle altre piazze europee, specialmente Francoforte (-2,23). L’euro è venduto a 1,12 dollari mentre lo spread è a 115.
Il dato tedesco rispecchia le forti preoccupazioni emerse in Germania a seguito della decisione della BCE, presa in assenza del direttore della Bundesbank Jens Weidmann. Esiste una storia lunga e circostanziata di diffidenza nei rapporti fra Draghi ed il più potente paese dell’Unione. Analisti, politici, giornalisti hanno in queste ore attaccato in blocco la scelta, che a loro avviso va verso la distruzione del patrimonio dei risparmiatori tedeschi, portando avanti una “politica fiscale della redistribuzione per il salvataggio di banche zombie e Stati vicini al fallimento“, secondo il presidente dell’istituto Ifo Hans-Werner Sinn.