Libia: l’Italia pronta all’intervento

Si fa sempre più caldo nelle ultime ore il fronte Libico per l’Italia: da settimane il ministero degli esteri, congiuntamente a quello della difesa, non perdono occasione per comunicare di essere in attesa di un governo stabile in Libia per l’autorizzazione ad attaccare. Da alcuni giorni però le acque sono cambiate e pare vi sia una grande pressione degli Stati Uniti sugli stati occidentali, tanto da far presumere che l’avallo del governo di Tobruk sia in arrivo a breve.
Lo stesso segretario alla difesa Americano, Ash Carter, ha dichiarato nella giornata di oggi che «L’Italia, essendo così vicina, ha offerto di prendere la guida in Libia. E noi abbiamo già promesso che li appoggeremo con forza». Guida che potrebbe essere molto vicina, viste le voci che darebbero la formazione del nuovo governo sotto l’egida Onu ormai prossimo all’avallo dello stesso Tobruk. E una volta formato questo verrà di conseguenza la richiesta d’intervento armato della coalizione internazionale, cui farà seguito l’autorizzazione del consiglio di sicurezza Onu per l’attacco contro lo Stato Islamico.

Libia
A Sigonella intanto, la famigerata base militare situata in Sicilia, sono già state innalzate la bandiera Statunitense e quella della Nato (oltre ovviamente a quella Italiana): ciò fa presumere che sarà questa base, insieme ad altre disseminate da tempo sull’isola, a fare da quartier generale per la conduzione delle operazioni. Stando ad alcune fonti, Francesi ed Americani sarebbero già attivi da un paio di mesi sul territorio Libico, impegnati in opere di ricognizione dei siti sensibili in attesa dell’attacco ufficiale.
Nei giorni scorsi è scoppiata la polemica a proposito dei droni presenti all’interno della stessa Sigonella, ma c’è chi è pronto a giurare che quei mezzi di morte siano già attivi da diversi anni fin dai giorni in cui cadde Gheddafi.
Nelle prossime ore potrebbero esserci sviluppi importanti e il governo italiano è chiamato ad operare una scelta: entrare ufficialmente con entrambi i piedi nel conflitto armato, scatenando così l’opinione pubblica ed il dibattito; oppure cercare una via intermedia per lasciare tranquille le acque, cercando comunque di non venir meno a presunti patti stretti con gli alleati occidentali.