Caso Apple Fbi, l’appoggio di Google e il silenzio della Casa Bianca
Continua il conflitto Apple Fbi, nato in seguito alla richiesta degli investigatori federali di creare un software per sbloccare l’iphone del terrorista Syed Farook, autore insieme alla moglie della strage di San Bernardino. L’azienda guidata da Tim Cook si è fermamente rifiutata, sostenendo che un’operazione del genere violerebbe la segretezza dei dati e metterebbe a rischio la privacy di tutti gli utenti. Inoltre, la Apple basa le sue motivazioni sulla presunta incostituzionalità della richiesta, che andrebbe contro il primo e quinto emendamento. Un giudice ha provvisoriamente dato ragione ai federali, ma in tutta probabilità il braccio di ferro Apple Fbi arriverà alla Corte Suprema. Il problema sorge in un Paese dove le intercettazioni sono uno strumento raro ed eccezionale, e il rifiuto di Apple a collaborare sta facendo discutere molto.
Nei giorni scorsi Tim Cook ha spiegato che non esiste nessun software in grado di sbloccare un iphone e che crearne uno significherebbe esporsi agli attacchi di organizzazioni criminali e intrusi informatici di tutto il mondo, compresi quelli associati a governi stranieri. Un tale passepartout, infatti, permetterebbe di violare la sicurezza di qualsiasi iphone e sarebbe dunque estremamente desiderabile. La Apple è l’unica in grado di crearlo, ma finora si è rifiutata proprio perché, a detta di Tim Cook, un tale dispositivo sfuggirebbe alla custodia di chiunque, anche a quella delle autorità federali, che già in passato si sono lasciati sottrarre i dati di milioni di americani a seguito di attacchi informatici.
Nella battaglia Apple Fbi, l’azienda di Cupertino può però contare sull’appoggio di colossi quali Google, Twitter, Facebook, e Microsoft: inizialmente Bill Gates si era schierato a favore delle richieste di collaborazione, salvo poi cambiare idea e sostenere la Apple. Non si è ancora pronunciato, invece, Barack Obama, tanto che Tim Cook ha parlato di “mancanza di leadership” e ha chiesto un colloquio con il presidente USA. Un’altra dichiarazione forte è arrivata dal legale dell’azienda, Ted Olsen: “Se la Apple perderà questa battaglia ci ritroveremo in uno stato di polizia”, alludendo ai rischi per la privacy. Più che un caso isolato, come sostiene l’Fbi, la richiesta rappresenta un precedente importante che in tutta probabilità richiederà una nuova regolamentazione specifica in materia di privacy e sicurezza.
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