Dopo il caso Totti la Roma stravince, ma la romanità no

I risultati di Serie A sono stati eclissati dal cosiddetto caso Totti, che ha letteralmente invaso i media italiani e non. E così, al giorno della sontuosa vittoria per 5 a 0 ai danni del Palermo, è corrisposta la bufera che si è scatenata attorno a Totti, al Capitano, all’ ultimo vero simbolo di una romanità che la gestione americana sta tentando di soffocare.

Già, perché lo scontro tra Totti e Spalletti non è altro che una “guerra fra poveri”, tra due persone che in realtà vorrebbero solo il meglio per questi colori, ma che si ritrovano l’ uno contro l’ altro per mettere delle toppe laddove la società latita.
L’ allenatore giallorosso al suo arrivo trovò una rosa anarchica, specchio di una società mal gestita. Per questo motivo, Spalletti ha impostato da subito il suo lavoro sulle regole e sullo spirito di sacrificio. La condizione fisica del Capitano, in quest’ottica, ha permesso all’ allenatore di puntare sui giocatori più pronti di lui, nel tentativo di creare uno spirito di gruppo, più che un insieme di individualità.
In questo giochino, Totti è rimasto ai margini. Ma prima ancora che lo facesse Spalletti, è stata la società a non curarsi di quello che tutt’ora è un patrimonio della Roma, della romanità e di tutto il calcio. Il caso Totti nasce anche  dall’ ignorare la condizione contrattuale del Capitano, non preoccuparsi della serenità del leader tecnico e carismatico della tua squadra, mettere a rischio il rapporto inscindibile tra Totti, la Roma e i tifosi: un errore imperdonabile da parte di Pallotta e del suo entourage.

Il malessere di Totti è poi sfociato in un’ intervista sicuramente discutibile, che ha definitivamente incrinato il suo rapporto con l’ allenatore e che, anche in questo caso, è frutto di una società che non ha la situazione sotto controllo. Lo stesso Baldissoni ha detto che “la società sapeva dell’ intervista“, ovviamente. Infatti l’ anarchia ha preso di nuovo il sopravvento, spaventando lo stesso Spalletti, che si è sentito in dovere di lanciare un segnale. Forse tutto questo caos permette a Pallotta di agire senza addossarsi responsabilità che lui stesso non è in grado di prendersi. Fossi al posto del businessman bostoniano, però, cercherei di non aggravare ulteriormente il rapporto con la tifoseria giallorossa, che in pochi mesi si è vista togliere la curva, la possibilità di vincere qualcosa e, soprattutto, il Capitano. Tutto grazie ad una società che, invece di valorizzare e salvaguardare l’ uomo più importante e famoso della sua proprietà, lo ha lasciato solo, alla deriva. Quello di Pallotta sembra tutto, tranne che il comportamento di un businessman.

Per il resto, si, la Roma ha vinto 5 a 0, ottime le doppiette di Salah e Dzeko. Quest’ ultimo, quando viene servito, una la butta clamorosamente fuori, ma poi è in grado di insaccarne il doppio, trovando anche il tempo di servire ottimi assist ai compagni. Vincono anche Fiorentina e Inter, mentre la Juventus ha rallentato la sua corsa a causa del pareggio contro il Bologna. Siamo tutti in attesa di vedere se stasera il Napoli sarà in grado di approfittarne contro un Milan decisamente più in forma rispetto alla gara di andata.

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