Assemblea PD, il nodo delle unioni civili e la guerra con il M5S

Giornata piena quella del 21 febbraio per essere una semplice domenica. Alla vigilia dei due anni di governo, Renzi parla all’Assemblea del PD affrontando i punti salienti dell’agenda politica. In contemporanea, a Milano, si svolge la manifestazione pro unioni civili e pro testo integrale del ddl Cirinnà (è bene specificarlo in questo controverso momento) e, negli studi televisivi di Rai 3, c’è l’intervento di Luigi Di Maio da Lucia Annunziata.

 

Niente slide questa volta all’Hotel Parco dei Principi di Roma, dove si è svolta l’assemblea del PD. Si apre con un omaggio a Valeria Solesin, a Giulio Regeni e anche a Umberto Eco e si prosegue con una rassegna di quello che è successo negli ultimi sei mesi di governo, tra ammissioni di colpa (ma, attenzione, solo dal punto di vista comunicativo), propositi per il futuro e focus sui risultati ottenuti. Occupazione, ruolo in Europa, Expo, tagli alla pubblica amministrazione, abbassamento delle tasse, il tutto, malgrado quanto dica il premier, contornato da soundbites a prova di tweet, frasi concise, evocative, perfettamente virgolettabili che lasciano poco spazio a fraintendimenti, da vero comunicatore quale è. Travagliato però rimane il punto sulle unioni civili, il cui percorso e i retroscena, ormai di dominio pubblico, sono stati ricostruiti da Renzi all’esatta metà della sua relazione in assemblea. A questo però il premier ha conferito la verve adatta per rimarcare il valore e la difficoltà che accompagnano il percorso del ddl Cirinnà.  Il tema caldo quindi, articolato in un racconto che sa di romanzo, con un intreccio ingarbugliato e con un finale che sembra ancora aperto doveva essere proprio questo, vista l’attualità e i suoi risvolti. Un romanzo che sembra avere come protagonista un’opportunità politica, un accanirsi tra posizioni differenti, piuttosto che i diritti da difendere e per i quali il testo di legge sulle unioni civili ha preso vita.

 

La storia ormai la conosciamo tutti. Il ddl Cirinnà, dal nome della relatrice Monica Cirinnà, del Partito Democratico, nato per garantire gli stessi diritti delle coppie sposate a quelle etero e gay non sposate e con all’interno la possibilità della stepchild adoption per le coppie dello stesso sesso, ovvero l’adozione da parte di uno dei due partner del figlio dell’altro, è arrivato in Aula a fine gennaio. I problemi sono nati fin da subito proprio a causa dell’art.5, quello sulla stepchild adoption, che ha diviso completamente i gruppi politici per questioni etiche. La divisione però è anche all’interno dello stesso partito di maggioranza, contenente una forte presenza di cattolici e, tanto per rimanere in tema, non sono mancate ingerenze da parte della stessa comunità ecclesiastica, soprattutto nella persona del Cardinale Bagnasco, presidente della CEI, che invocava al voto segreto. Voto segreto: altro tema scottante, per molti inammissibile, per altri invece garante di opportunità politiche, soprattutto in seguito al recente rimpasto del governo, che ha visto molte nuove poltrone affidate a esponenti del Nuovo Centro Destra, da sempre contrario alla stepchild adoption ma, allo stesso tempo, partito ormai molto vicino a Renzi e protagonista di varie intese, oltre a quelle con Denis Verdini, ex plenipotenziario di Berlusconi e grande traghettatore della maggioranza. Unioni civili quindi protagoniste di giochi di potere, di opportunità politiche e di cambi di programma, apparenti e non, volontari e involontari. Dall’emendamento canguro, voluto dal senatore del PD Andrea Marcucci per portare a casa la stepchild adoption al tradimento, così denunciato dal partito di Renzi, del M5S, che, invece ,vuole discutere in maniera democratica tutti gli aspetti della legge anche in base alla libertà di coscienza, eccezione concessa dai grillini trattandosi di un tema etico.

 

Un groviglio di difficoltà il cui scioglimento, anche a seguito delle parole di Renzi pronunciate ieri all’Assemblea del PD, sembra tutt’altro che vicino. “Martedì sera alle 20 – ha detto Renzi rivolto alla platea – ci sarà un’assemblea del Senato”.  “Io – ha continuato il segretario – sono disponibile a partecipare. Al momento due sono le alternative possibili. Fidarsi del M5S che speriamo non venga colpito dalla  sindrome di Lucy e Charlie Brown, quella cioè di staccarsi dal pallone all’ultimo momento, oppure realizzare un accordo di governo immaginando un emendamento sul quale dobbiamo essere pronti anche a mettere la fiducia”. Un accordo che, quindi, comporterebbe la rinuncia alla stepchild adoption ma una garanzia di tenere compatta la maggioranza parlamentare, a discapito però della garanzia di mantenersi buona parte di elettorato e di nuovi stravolgimenti all’interno del PD stesso, come anticipato da Roberto Speranza: “Se l’accordo di governo significa far saltare la stepchild, io sono contrario. Sarebbe sbagliato da parte del Pd rinunciare al proprio punto di vista, bisogna far uscire i grillini dalla loro ambiguità”.

 

Da parte sua il M5S, nella figura di Luigi Di Maio, ospite ieri al programma di Lucia Annunziata In ½ ora, replica a Renzi: “Il presidente del Consiglio non riesce nemmeno a portare a casa una legge perché nel Pd c’è una guerra fra bande. Rivolgo un appello a Renzi: noi sulle unioni civili ci siamo al cento per cento. Il Pd vuole votarla in pochi giorni o vuole giocare sulla pelle delle persone?”. E aggiunge: “Noi non vogliamo votare il canguro che è un’autostrada verso la dittatura”. La strada verso un accordo sembra lunga. Martedì ci sarà, in Senato, un’assemblea  per l’ennesimo tentativo di mediazione tra le parti che a tutto sembra ambire meno che al senso originario della legge sulle unioni civili.

Le alternative sarebbero state diverse, in primis quella di scindere, conoscendo il nostro Paese, uno dei pochi in Europa a non avere ancora una legge sulle unioni civili, il tema del riconoscimento delle coppie da quello delle adozioni. Come si poteva pensare di mettere tutto insieme e farlo passare senza problemi in un Paese come il nostro, solo apparentemente laico? Al di là dei botta e risposta indiretti, come quelli di ieri, dove da una parte c’è “l’obiettivo del M5S è quello di fare del male al Pd” e dall’altra “Renzi fa uno show comico contro il Movimento 5 stelle”, ognuno pensa al suo elettorato, ad aprirsi la strada verso la riconferma politica, alla sua solita opportunità politica, mentre, fuori, la gente continua a manifestare per vedersi riconosciuti dei diritti che in molti Paesi sono ormai scontati.

di maio_inmezzora

 

Twitter @IlariaPetta

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