Era il 14 novembre 1847 quando su “Le Corsaire” veniva pubblicata per la prima volta Le Chats (I gatti) di Charles Baudelaire. Questa, forse, fu la poesia de Les Fleurs du mal più nota e mentre il poeta era ancora in vita. Anche Baudelaire aveva un gatto, ed era così affascinato da questa creatura tanto da dedicargli più di una lirica.

“Gli ardenti innamorati e i sapienti austeri/ amano, gli uni e gli altri, giunti all’età matura/ gatti forti e dolci, orgoglio delle mura, come essi freddolosi, come essi sedentari./ Amici della scienza, ma anche dell’ebrezza, / van cercando il silenzio e le inquietanti tenebre; l’Erebo li terrebbe come corsieri funebri/ se al selvaggio piegassero quella loro fierezza./ pensosi, sanno assumere nobilissime pose/ di sfingi che s’allungano su deserte distese,/ sembrando sprofondare in sogni senza fine./ Hanno reni feconde, con magiche scintille, / e dei frammenti d’oro, simili a sabbia fine,/ vagamente costellano le mistiche pupille”.

Questi felini sono stati oggetto di svariate interpretazioni e li ritroviamo un po’ a spasso nel tempo. Nell’antico Egitto erano considerati l’incarnazione terrena di Bastet, la divinità della salute e protettrice della maternità, della danza, della musica e della sessualità. Veniva raffigurata con il corpo di una donna e la testa di un gatto. Anche gli antichi Greci lo ritenevano un animale sacro, collegato alla dea Artemide che secondo la leggenda godeva del potere di trasformarsi in un gatto. Nell’antica Roma quando un gatto nero moriva, veniva cremato e le sue ceneri sparse sui terreni per favorire la fertilità. Insomma, i gatti sono presenti in ogni cultura, ma come è noto sono stati anche oggetto di svariate superstizioni: “Non prendo un gatto nero poiché porta sfortuna”, giusto per citarne una.
Poi qualcosa è cambiato e nel 1990 è nata in Italia la Festa del Gatto con ricorrenza nazionale il 17 febbraio. Ma perché proprio in febbraio e perché proprio il 17? Febbraio è il mese del segno zodiacale dell’Acquario, degli spiriti liberi come i gatti; il 17 deriva dall’anagramma del numero romano XVII che si trasforma in “VIXI” ossia “sono morto”, e questo si ricollega a 17 inteso come 1 vita per 7 volte, di qui il nostro modo di dire che i gatti hanno sette vite.
In questi ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di vere star sul web; pagine dedicate al gatto ovunque, e profili su instagram in cui i veri protagonisti sono soltanto loro.
E’ vero che ieri è stata la festa del gatto, ma per coloro che ne possiedono almeno uno, la loro festa è ogni giorno. Del resto sono dei divi, e bisogna assecondare ogni loro capriccio.

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