Giulio Regeni: una morte lenta e tormentata

Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano scomparso al Cairo lo scoro 25 gennaio, è stato ritrovato privo di vita e seminudo in un fosso alla periferia della città lungo l’autostrada per Alessandria. Mercoledì mattina la drammatica scoperta, Giulio è stato torturato: bruciature di sigaretta, percosse, escoriazioni e un orecchio tagliato.

Uno studente esemplare, stimato e ben voluto da tutti, appassionato da sempre alla cultura araba si era trasferito da Cambridge in Egitto per scrivere una tesi sull’economia egiziana.
Tante le ipotesi sulla morte del giovane Regeni.

Il movente politico: la data della scomparsa concilia con il quinto anniversario della rivoluzione che ha portato alla deposizione di Mubarak, piazza Tahrir blindata dall’esercito per impedire le varie manifestazioni di protesta indette dai Fratelli musulmani contro il governo, forse Giulio potrebbe essere stato fermato dalla polizia locale e torturato al fine di ricavare informazioni politiche, proprio come accaduto la sera prima a David Victor, lo statunitense arrestato per istigazione alle proteste.

Il sospetto di spionaggio: Giulio Regeni, collaborava come pubblicista con il giornale italiano il Manifesto, si occupava delle “faccende interne” del Cairo e scriveva utilizzando ogni volta uno pseudonimo diverso: “temeva per la sua incolumità”. Questa mattina, edito il suo ultimo articolo: “In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti”, che il Manifesto dichiara di pubblicare “per offrirlo ai lettori come testimonianza”. Conoscenza, interesse e sapienza, il ragazzo, probabilmente poteva essere diventato un soggetto scomodo per alcune compagini del regime egiziano.

Un incidente stradale: resta senza dubbio l’ipotesi più assurda, ma è quanto dichiarato dal direttore delle indagini di Giza, Khaled Shalabi, secondo cui “non c’è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane” e parla di un incidente stradale smentendo che il giovane Regeni “sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato”.
Eppure, l’autopsia conferma tutti i segni di tortura, l’incipit di una morte lenta e martoriata, ora si attende il rimpatrio della salma.

Il presidente egiziano Al Sisi si unisce al cordoglio della famiglia Regeni e riferisce che l’Italia troverà una cooperazione costruttiva da parte delle autorità egiziane, chiarezza e verità il prima possibile, sono gli insufficienti e unici auspici da attendere.

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