Patty Pravo, la consapevolezza del mito
“Appena mi conosce, la gente mi trova antipatica. Non mi interessa, non voglio fare niente per essere diversa o rendermi simpatica. Io sono come sono, come mi va di essere […]. Sono abbastanza narcisista”. E’ con queste parole che una giovanissima Patty Pravo descriveva se stessa in Dietro le quinte di Lietta Tornabuoni, nel 1967. Se c’è una caratteristica che contraddistingue i miti è la loro consapevolezza, consapevolezza di essere e di esistere nella dimensione dei loro pregi e dei loro difetti e sapersi muovere dentro di essa, modellandola e plasmandola nella direzione della costruzione della leggenda. Quando poi questi soggetti sono ancora in vita, allora assistiamo al mito che supera il mito stesso: tutto questo è lei, Patty Pravo. Dopo aver partecipato a otto edizioni, è pronta per il suo nono Festival di Sanremo.
Sin dal suo debutto, Patty Pravo diventa l’icona trasgressiva della gioventù italiana. Ma è durante gli anni della contestazione giovanile, e precisamente nel 1968, che incide uno dei pezzi che faranno la storia del pop italiano e consacreranno il suo successo: La bambola, un brano che non aveva precedenti nel nostro panorama canoro e il suo contenuto di protesta non fu molto compreso, all’epoca. Da quel momento la sua carriera è in salita. Dopo aver sbalordito a Canzonissima ’68 con l’esecuzione del brano Sentimento, la Pravo è pronta a salire un altro gradino della scala che conduce sempre più in alto: Sanremo. La sua prima partecipazione è del 1970 e si esibisce in coppia con Little Tony con La spada nel cuore. Dopo quattordici anni, nel 1984 ritorna sul palco dell’Ariston con Per una bambola: indimenticabile nella sua eleganza mentre scende le scale vestita in stile giapponese. La ritroviamo ancora al Festival nel 1987 con Pigramente signora e dopo otto anni, nel 1995, con I giorni dell’armonia. Ma queste apparizioni risultano molto deboli e lontane dalla Patty Pravo di un tempo.
Nel suo reinventarsi continuamente, riappare nelle vesti di una maturità brillante e torna ad accecare il pubblico di Sanremo 1997 con la canzone …E dimmi che non vuoi morire, con sobrietà e semplicità, abiti insoliti per lei. La frase “La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me” potrebbe essere la biografia in sintesi di Patty Pravo. L’apparizione del 2002 al Festival è ricordata più per il suo lifting facciale che per il brano L’immenso. Alla cinquantanovesima edizione porta E io verrò un giorno là; arriva in finale senza superare la seconda parte. L’ultima partecipazione è datata 2011 con Il vento e le rose.
Dopo oltre 120 milioni di dischi venduti, i suoi successi e le avventure per il mondo, Patty Pravo, all’anagrafe Nicoletta Strambelli, festeggia i 50 anni di carriera e ritorna a calcare il palco della manifestazione musicale più importante che ci sia in Italia, l’Ariston appunto. Cieli immensi sarà la strada verso l’Olimpo di questo Sanremo 2016 che avrà inizio il 9 febbraio (l’augurio è che la nostra dea possa arrivare fino al 13, giorno della conclusione della maratona canora). Per la serata delle cover, Patty Pravo ha deciso di rifare se stessa con Tutt’al più del 1970, mentre per il duetto ha scelto il rapper Fred De Palma. Il suo nuovo album, Eccomi, in cui saranno presenti i brani sanremesi, uscirà il 12 febbraio.
Oltre a Sanremo, c’è tutta una vita e una lunga carriera che sarebbe impossibile sintetizzare. Ciò che è certo è che è una donna che ha vissuto giocando con il suo passato e con il suo presente, assumendo una serie di ruoli e di personaggi, ma senza ingannare: il molteplice, la moltitudine, rappresenta sempre lei. E’ sempre Patty Pravo, nella sua pace interiore e allo stesso tempo ribelle.
Quando abbiamo a che fare con dei miti viventi, l’impressione è un po’ come quella di vedere un fiore raro sbocciato in un prato di margherite. Ora, se noi prendessimo questo fiore raro e delicato e lo trapiantassimo in un bosco selvatico, sarebbe in grado di sopravvivere? La risposta potrebbe risiedere in Patty Pravo: dai lontani anni ’60 al 2016, dalla tv a internet, è stata in grado di adattarsi e riadattarsi a ogni epoca, inventandosi e reinventandosi continuamente, in una metamorfosi lunga 50 anni. Ovviamente si tratta di casi unici, e lei lo è.