In giro tra le cianfrusaglie di Renzo Arbore
Lasciate ogni tristezza o voi che entrate! E’ questo il motto perpetuo che aleggia in questo allestimento in corso al Macro di Testaccio presso La Pelanda e visitabile fino al 3 aprile, dedicato a Renzo Arbore l’eclettico artista foggiano che ha deciso di invitarci a casa sua a festeggiare i cinquant’anni di una carriera dalle mille sfaccettature che ha caratterizzato la storia e il costume di questo paese attraversandoli in tutti i suoi risvolti mediatici. La mostra dal titolo “Videos, Radios e Cianfrusaglies” e suddivisa in stazioni tematiche permettendoci di entrare nell’universo Arbore immergendosi in un caleidoscopio variegato ricco di colori, oggetti e cianfrusaglie di ogni tipo raccolte dall’artista nei suoi innumerevoli viaggi in giro per il mondo. Disc jockey, conduttore radiofonico e televisivo, attore, regista e clarinettista amante del jazz, un mix unico di talento, passione, ironia e originalità condito da un’ innata simpatia meridionale e da un fiuto eccelso nelle scelte professionali.
Nelle quattro sale del percorso espositivo è Arbore stesso ad accoglierci da bravo padrone di casa con una clip introduttiva di pochi minuti, una didascalia utile a decifrare il suo variopinto universo iconografico, tra oggetti da collezione di ogni tipo, scatti fotografici dei viaggi dell’Orchestra Italiana e omaggi doverosi ai grandi del jazz e del blues che hanno influenzato il suo percorso artistico, da Louis Artmstrong a Dizzy Gillespie, da Ella Fitzgerald a John Coltrane. E’ tutto un susseguirsi di ricordi, emozioni e di pagini indelebili della nostra storia efficacemente testimoniate da una miriade di schermi televisivi dove scorrono fluttuanti filmati di repertorio, tra concerti alla Piazza Rossa e sketch d’annata con Benigni passando per Nino Frassica e tutta la storica band scalcagnata di Quelli della Notte e Indietro Tutta, trasmissioni targate anni ottanta inimitabili e irripetibili all’insegna del sano buon umore che hanno riportato il sorriso ad un’Italia martoriata dagli anni di piombo. Ci si può perdere tra i ricordi comodamente seduti alla ricerca di aneddoti o di scene già viste spaziando tra le mille facce di un’artista poliedrico e sfuggente, grande scopritore di talenti e sempre pronto a capire in anticipo quando chiudere un programma per sfuggire la noia e partire alla ricerca di qualcos’altro di ancora più originale e dissacrante.
Talento riconosciutogli da molti dei suoi pupilli, da Benigni a Frassica le cui dichiarazioni d’amore per Renzo sono parte integrante di questa mostra. Il viaggio Arborigeno è arricchito dai colori sgargianti di gilet, cravatte e cappellini di ogni tipo, scatole color pastello e oggetti di art-decò e in questa sala e l’artista stesso a confessare il suo amore incondizionato per la plastica che colleziona in tutte le sue più disparate espressioni, arrivando a teorizzare che il finto e sintetico e meglio del nuovo, mentre sullo schermo vengono proiettate le immagini dissacranti del Pap’occhio storia surreale ed esordio del nostro alla regia sulle onde del successo dell’Altra Domenica, trasmissione televisiva di fine anni ’70 con Benigni, Luotto, Rossellini e Marenco alle prese con una serie di gag improponibili all’interno di un Vaticano trash-pop. Non viene dimenticato il suo impegno per la Lega del Filo D’Oro e la grande sensibilità per i meno fortunati per i quali la sua visibilità ha dato sicuramente un contributo concreto alla causa, così come viene ricordato in una stanzetta ricavata ad hoc il suo primo amore, la radio. Un ambiente monotematico con vetrine piene di radio d’epoca e spezzoni registrati di Alto Gradimento, trasmissione storica condotta insieme a Gianni Boncompagni negli anni ’70 che ha dato il là alla strepitosa carriera di un genio unico e trasversale. Alla fine di questo viaggio durato cinquant’anni si viene salutati con una clip d’annata dedicata a Massimo Troisi alias Rossano Brazzi ospite inconsapevole di Indietro Tutta e il buonumore ci accompagna all’uscita passando per il Bookshop sul quale troneggia la sua ultima fatica letteraria, un volume curato da Lorenza Foschini dal titolo “E se la vita fosse una Jam Session?” nel quale Arbore si racconta a 360 gradi riavvolgendo l’album dei ricordi legati alle sue più grandi passioni.