Il mondo ci deride: da Rouhani alla corruzione
Che siamo un popolo diviso, come recita il nostro inno, non è di certo una novità, ma negli ultimi anni siam diventati sempre di più anche un popolo deriso, come recita sempre il nostro inno.
Il mondo intero ci ha derisi sulla faccenda Rouhani e sulle statue coperte ai Musei capitolini. Infatti, noi italiani, cerchiamo di non turbare la sensibilità di chi nel proprio Paese adotta la pena di morte, e lo facciamo anche a scapito di nascondere la nostra cultura, la nostra storia e rendendoci pieni servitori. Quando il premier Renzi si preparava alla scalata alla presidenza del Consiglio fu il primo a usare l’espressione: «Noi eravamo alla finestra a Vienna, non toccavamo palla, nell’incontro sull’Iran l’Italia non c’era, ora a Vienna si riuniscono gli stessi Paesi più uno, cioè l’Italia, per parlare di Siria, e a Roma si parla di Libia». Facendo capire che il nostro è ormai un Paese di gran rispetto negli affari esteri. Peccato che ancora una volta non è così.
Il caso delle statue coperte ha fatto, come già detto, il giro del mondo. Le Figaro online ha ricordato il detto «a Roma fai come i romani», aggiungendo dopo «l’antico adagio sembra aver sofferto delle eccezioni nel corso della visita del presidente iraniano nella città eterna», perché «statue di nudi sono state mascherate per evitare imbarazzi». Invece, il The Guardian scrive che «Roma copre le statue di nudi per evitare al presidente iraniano di arrossire». La Bbc News ricorda che «l’Italia ha anche scelto di non servire vino nei pranzi ufficiali, un gesto che la Francia, dove Rouhani andrà poi, si è rifiutata di compiere». Dunque, per la stampa internazionale, la decisione italiana di risparmiare al presidente iraniano Rouhani la vista delle nude statue dei Musei Capitolini ha dell’incomprensibile.
Il tedesco BILD parla senza mezzi termini di «vergogna di Roma». Per lo spagnolo El Pais «Roma copre le sue statue nude per non turbare la delegazione iraniana» mentre il Time non ha dubbi che la scelta italiana «porta il ridicolo su Roma». Il settimanale Houllebecq aggiunge: «Il governo del premier Renzi accusato di sottomissione culturale». L’Indipendent, oltre a denunciare la decisione di coprire le statue parla anche della scelta di «non servire alcolici durante le colazioni ufficiali». Anche il New York Times ironizza sui «pudori» iraniani e collega la decisione agli ingenti contratti firmati tra Italia e Iran. Di certo non finisce qui la nostra bella figuraccia, infatti la battuta è del premier francese Manuel Valls è stata: «Ma che avete combinato voi italiani con quelle statue?» rispondendo a dei giornalisti.
Ovviamente per il nostro Bel Paese umiliato e denigrato non finisce con il caso delle statue coperte. Proprio due giorni fa è uscita l’annuale classifica dal Corruption Perceptions Index 2015 di Transparency International, l’organizzazione non governativa che ogni anno stila la classifica mondiale sulla corruzione pubblica percepita. Secondo uomini d’affari ed esperti di settore l’Italia continua a essere uno dei Paesi più corrotti d’Europa, per l’esattezza è al penultimo posto tra i 28 dell’UE e al 61simo posto nel mondo alla pari con Lesotho, Senegal, Sudafrica e Montenegro.
Secondo i dati dell’indice 2015, che riflettono l’opinione anche di potenziali investitori esteri, negli ultimi 24 mesi l’Italia è rimasta completamente ferma, sorpassata persino da quelli considerati molto corrotti come Grecia e Romania. Nonostante gli interventi normativi degli ultimi anni la nostra cattiva reputazione continua a vivere nel mondo con ottimi risultati. Tra i 28 paesi della Ue solo la Bulgaria sta peggio di noi, al 69simo posto. Il paese meno corrotto è la Danimarca con 91 punti, davanti a Finlandia con 90 punti e la Svezia con 89 punti. Gli Usa sono 16simi. I paesi più corrotti in assoluto sono la Somalia e la Corea del Nord con soli 8 punti.
Dunque l’Italia resta un’anomalia tra i Paesi europei più avanzati. Il confronto è praticamente impietoso: la Spagna ci stacca di 25 posizioni, la Francia di 38 e la Germania di 51. Insomma, dopo il caso Rouhani e la nostra pessima reputazione sulla corruzione percepita, bisogna che ci facciamo due calcoli, calcoli che non possono più essere rimandati da nessuno, purtroppo calcoli che anche il rottamatore Renzi ha completamente sbagliato.