Il governo approva ddl Cinema: più risorse e stop a censura

Approvato ieri il ddl cinema, presentato dal ministro della cultura Dario Franceschini: “non è un correttivo, ma un intervento strutturale atteso da diversi decenni che interviene in modo sistemico su cinema e audiovisivo”. In occasione della discussione in aula, sono intervenuti a Palazzo Chigi Bernardo Bertolucci, Giuseppe Tornatore, Paolo Sorrentino e Roberto Benigni. Il disegno di legge si compone di 40 articoli e introduce una serie di importanti novità. Tra queste, la creazione di un fondo unico che non potrà mai scendere sotto i 400 milioni e sosterrà gli interventi per il cinema e l’audiovisivo. Il fondo sarà alimentato da una quota pari al 11-12% del gettito Ires e Iva di chi utilizza contenuti, tv, provider telefonici e distributori cinematografici. Un meccanismo di autofinanziamento insomma, che aumenta le risorse di circa il 60% ed elimina il vecchio sistema “discrezionale”.

Principale novità del ddl cinema è infatti l’abolizione delle commissioni ministeriali per l’attribuzione di fondi, che con la precedente legge si incaricavano di ritenere i film meritevoli o meno di finanziamenti in base al solo criterio dell’interesse culturale, stabilito a discrezione della commissione, appunto. Cancellato, quindi, uno dei punti più controversi della vecchia normativa, che viene sostituito da un meccanismo che premierà parametri oggettivi: risultati economici (incassi), artistici e di diffusione. Produttori e distributori riceveranno così nuovi contributi per poter realizzare nuove produzioni, incentivando il reinvestimento nel settore. Aumentano anche gli aiuti agli esordienti: fino al 15% del fondo unico sarà destinato alla realizzazione di opere prime e seconde, oltre che al sostegno di piccole sale, festival e rassegne. Potenziate anche le agevolazioni fiscali (tax credit) fino al 40% per coloro che decidono di investire nel cinema e nell’audiovisivo. Il ddl prevede anche di facilitare il riconoscimento della dichiarazione di interesse culturale, in modo da tutelare le sale cinematografiche storiche.

Cambierà anche il sistema della censura: saranno gli operatori stessi a classificare i propri film e lo Stato interverrà solamente in caso di abusi. Infine, si punterà a favorire un maggior passaggio di opere cinematografiche italiane in tv: il ddl delega infatti al governo per regolamentare “in modo stringente l’obbligo di trasmissione di film taliani” sul piccolo schermo, con “sanzioni concrete per chi non lo fa“. Con il nuovo ddl cinema, insomma, anche il governo sembra essersi accorto che una riforma del finanziamento cinematografico non poteva più essere ignorata. La vecchia legge risale infatti al 1949. Nonostante si discuta da anni della crisi del cinema italiano e degli scarsi investimenti, la nuova normativa non sembra offrire soluzioni particolarmente innovative, almeno dal punto di vista dei parametri intesi a giudicare valida un’opera. Film e prodotti audiovisivi sono difficilmente valutabili in base ai soli incassi, e anche i “risultati artistici e di diffusione” di cui si parla nel testo restano vaghi, e tutt’altro che obiettivi.

 

Credits foto: Ansa

Torna alla home page di Linea diretta

Leggi più articoli dello stesso autore