Osas e patente, “un’occasione mancata”
Da una manciata di secondi a qualche minuto, a volte è questa piccola pausa che può mettere a rischio la propria vita e quella degli altri. Se questa pausa porta poi il nome di Sindrome delle apnee ostruttive notturne (OSAS) e la si associa a un mezzo di trasporto, le cose non possono fare altro che peggiorare.
Secondo le stime dell’Ue questo disturbo del sonno è la causa del 22% degli incidenti nella sola rete autostradale e coloro che ne sono affetti non possono più guidare, a meno che non si sottopongano a delle cure specifiche. A stabilirlo è stato un decreto legge del Ministero dell’Infrastrutture e dei Trasporti del 22 dicembre 2015, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 13 gennaio scorso. Questo provvedimento nello specifico prevede che “la patente di guida non deve essere né rilasciata né rinnovata a candidati o conducenti affetti da disturbi del sonno causati da apnee ostruttive notturne che determinano una grave ed incoercibile sonnolenza diurna, con accentuata riduzione delle capacità dell’attenzione non adeguatamente controllate con le cure prescritte”. E’ chiaro che trattandosi di un disturbo involontario e che ad essere colpiti di Osas sono attualmente oltre 2 milioni di persone, questo decreto (così giovane e così già difettoso), non avendo chiarito bene come intenda muoversi dal punto di vista sanitario, ha suscitato delle perplessità e delle domande. Alla luce della gravosa condizione del ritiro della patente, quanti tra i conducenti (pubblici e privati) saranno inclini a fidarsi di questi oscuri trattamenti sanitari? Quanti di loro si “costituiranno” dichiarando la loro patologia, essendo consapevoli di compromettere il loro posto di lavoro? A sollevare la questione è stata Maria Grazia del Medico, presidente della Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus. “Un’occasione mancata. Anzi, per i conducenti che soffrono di apnee notturne è chiaro il rischio di indurli a non dichiarare la sindrome per non perdere il posto di lavoro”, ha dichiarato.