L’ombra della Costituzione sul disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili
I dibattiti e gli esercizi di stile degli ultimi mesi sulle unioni civili, rischiano di incontrare un ostacolo costituente nel percorso di comparazione per le coppie dello stesso sesso, nel diritto societario e morale del matrimonio. Ad ostacolare il ddl Cirinnà, è la sentenza 138/2010 della Corte Costituzionale che considera incostituzionale la parità di diritto per coppie dello stesso sesso, ritenendo i diritti del matrimonio favorevoli costituzionalmente a chi lo intraprende in forma canonica, tra persone di sesso opposto.
Quello che oggi viene posto sul tavolo di discussione, non è il passaggio successivo, ovvero la possibilità per coppie di persone omosessuali di adottare un bambino (Stepchild adoption) ma di una mancanza insita nella Costituzione, che vieterebbe il diritto in base ad una presunta discriminazione sessuale. I partiti, divisi non solo sul fronte Destra , Sinistra, ma dubbiosi al loro interno, dovranno esaminare a fondo una tale possibilità, essendo stato lo stesso Presidente Sergio Mattarella ad indicare come linea guida la sentenza 138/2010 quale vademecum di riferimento.
E’ senza dubbio necessario che sul tavolo delle trattative siano banditi giochi politici ed elettorali, essendo questa, una sentenza ed un disegno di legge di vitale e sociale importanza, di lotta nel diritto e per il diritto. Il balletto tra articolo 3 ed articolo 29 della Costituzione, deve necessariamente tener conto di una nuova e più attenta lettura della società e dei suoi inevitabili cambiamenti; la Costituzione come organo di tutela dei diritti di uguaglianza, di dignità sociale,senza alcun distinguo sull’orientamento sessuale, politico e religioso. Su ciò che attiene alla natura e il suo naturale esercizio, è bene che tutti facciano un esame di coscienza profondo, che svuoti il giudizio personale e soggettivo in favore di un benessere sociale ed universale per il quale, uno Stato di diritto deve ergersi come ultimo baluardo di difesa.