Vi porterò con me, il nuovo libro di Giovanni Allevi
Giovanni Allevi è tornato a scrivere. Stavolta però non in note, ma in parole. Ciò che di lui il pianoforte ha sempre lasciato intuire in accordi, oggi vive in un’autobiografia lunga duecento pagine. Da quella volta in cui ad ascoltare la sua musica a Napoli c’erano solo cinque persone, alla folla che lo ha acclamato nell’abbraccio marmoreo di Piazza del Plebiscito nel 2010.
In mezzo ci sono le sfide, c’è un inaspettato Allevi “ribelle”, che da bambino scopre dove si nasconde la chiave del pianoforte sequestratagli dal papà e da adulto annienta la depressione suscitata dagli attacchi feroci della critica. Quarantasette anni di vita di uno dei pianisti italiani più famosi al mondo, amatissimo dal pubblico giovane da un lato, criticato volentieri dagli addetti ai lavori su una non reale capacità di innovazione musicale, dall’altro. Primo direttore d’orchestra in jeans e sneakers, in Vi porterò con me – La mia vita con la musica si definisce un compositore di musica classica contemporanea alle prese con un presente culturalmente nostalgico, “e come artista ho il dovere di andare dove nessuno ancora.”
Il libro – edito da Rai Eri – è il suo quarto “figlio” dopo i testi La musica in testa, In viaggio con la strega, Classico Ribelle: c’è l’aneddotica che farà gola ai fans tra incursioni nei backstage, viaggi e testimonianze esclusive dell’infanzia e della sua formazione; ci sono i piacevoli concetti di natura filosofica, eredi della tesi di laurea in filosofia “Il vuoto nella fisica contemporanea” e dell’infanzia da classico secchione – “ma questo Giovanni Allevi viene a scuola con noi?”, si chiedevano i compagni di classe; c’è la frenesia di un artista che si definisce nevrotico e la gioia di esibirsi in scenari prestigiosi da New York a Pechino. C’è soprattutto l’entusiasmo fiducioso, salutare per giovani e meno giovani, di vivere le proprie giornate all’insegna di una passione da seguire, di un talento da coltivare. Perché la quotidianità, per dirla con parole sue, non è mai banale.