David Bowie: addio al “Duca Bianco”, aristocratico del rock
Un altro astro del nostro cielo è caduto. David Bowie, re del glam rock, meglio conosciuto come “il Duca Bianco”, è scomparso all’età di 69 anni, dopo aver combattuto strenuamente contro il cancro. Rai 5 lo ha ricordato omaggiandolo con un indimenticabile concerto: Ziggy Stardust. Una carriera durata mezzo secolo la sua, uno sguardo caleidoscopico sul mondo, una personalità poliedrica ed estrosa. Ispirò i Depeche Mode, Dave Gahan in primis, il quale sosteneva che Bowie gli avesse dato “una speranza, quella che potesse esistere qualcos’altro nella scena musicale rock, qualcosa che nessuno aveva mai avuto il coraggio di sperimentare”. Contribuì a creare quella che venne definita la “teatralizzazione del rock”, come egli stesso disse nel lontano 1976: “Quello che sto facendo è teatro, solo teatro”.
Creò l’icona glam “Ziggy Stardust”, un alieno bisessuale giunto dallo spazio. Già, perché tutti i glam rockers degli anni ’70 usavano i cosmetici per creare l’illusione di essere androgini, ossia senza distinzione tra i generi (maschile e femminile), ma si vedeva chiaramente che si trattava di uomini, travestiti e truccati da donne, con le zeppe, gli abiti brillanti, glitterati e pieni di lustrini. Mentre negli Stati Uniti i glam rockers, (tra i precursori del genere, i mitici New York Dolls, i quali ispirarono parzialmente i Kiss) venivano in parte criticati per via dei rossetti e dei vestiti da donna che indossavano, costituendo una nicchia per pochi eletti nel panorama musicale statunitense, invece in Inghilterra, sebbene questa presunta ambiguità sessuale ponesse comunque dei punti interrogativi, il glam divenne un vero e proprio stile di vita. Dal punto di vista musicale esso si pose in netto contrasto con il rock psichedelico degli anni ’60, che enfatizzava il virtuosismo strumentale. Come disse Jerry Nolan, il batterista dei New York Dolls: “Quelli erano giorni da 10 minuti di assolo della batteria, e da 20 minuti di assolo di chitarra. Una canzone poteva occupare un lato intero di un album. E’ davvero noioso, tutto ciò non ha niente a che vedere con il rock’n’roll”. L’anima autentica del glam rock era quella di riportare il rock’n’roll al suo stadio primordiale, alle sue origini, alle canzoni brevi, a pochi accordi, ai riff altamente melodici. E’ glamour tutto ciò che eccede, che esula dalla moderazione: più capelli, più altezza, più brillantini, più chitarre, più droghe.
Il Duca Bianco ha donato all’umanità innumerevoli capolavori, tra i quali si ricordano: Under Pressure, in duetto con il grande Freddy Mercury, Rebel Rebel, Heroes, Life on Mars, Lady Stardust, Ziggy Stardust, The man who sold the world, Changes, Ashes to Ashes, Starman, Space Oddity (tanto per citarne qualcuno). In pochi conoscevano la sua prolifica carriera cinematografica, costellata di talentuose performance realizzate dagli anni ’70 in poi. Protagonista alieno nel film L’uomo che cadde sulla terra di John Dexter, del 1976; ex ufficiale tedesco dalla dubbia moralità in Gigolò di David Hemmings, del 1979. Nel 1986 recitò in Absolute Beginners di Julian Temple, nel quale si descriveva una Londra oltraggiata dalle lotte razziali. Poi il fantasy Labyrinth di Jim Henson, dove Bowie vestiva i panni del re dei Goblin. Impossibile dimenticare il film drammatico sulla gioventù berlinese, falcidiata dall’eroina: Christiane F., Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, del 1981, dove Bowie, in un meraviglioso cameo, cantava sul palco. In questo suo straordinario concerto, sotto il cielo terso di Berlino, mentre si esibiva davanti a migliaia di giovani in delirio, tutto restava come sospeso, in un’atmosfera di immota eternità.
Twitter: @Vale_Perucca