Boxing Day e dintorni: diario Premier League
Mentre tutta l’Europa calcistica è ferma, oltre la Manica si gioca. Due turni di Premier League nell’arco di poche ore, si inizia dal 26 dicembre, il cosidetto “giorno delle scatole” quando si buttano via i pacchi dei regali di Natale. Questo il racconto di quattro partite seguite dagli spalti fra il 26 ed il 29.
Il campionato più bello del mondo. Da qualche anno i risultati nelle coppe non sono soddisfacenti, ma in nessun luogo esiste una diffusa competitività ed un’incertezza così alta. Nessun potentato in grado di condizionare i risultati, errori che non alimentano sospetti, specie ora che se ne è andato colui che ne avanzava pretestuosamente. Una maniera non maniacale di seguire il proprio sport preferito.
Il racconto inizia dal 26, Tottenham-Norwich. A differenza degli altri stadi di Londra, White Hart Lane non ha un accesso diretto dalla metro, bisogna prendere la Victoria Line fino a Seven Sisters e poi un autobus. L’alternativa è una passeggiata di 2 km lungo High Road, vialone che ricorda per chi è di Milano Via Caprilli, prima che mettessero la fermata San Siro. Passeggiata obbligatoria al ritorno poiché gli autobus non passano dentro la fiumana del dopo fischio finale.
Mi avevano mandato un’email in cui parlavano di misure di sicurezza e controlli straordinari, causa l’allerta terroristica. Abituato all’Olimpico, dove ormai perquisiscono tre volte, mi sono mosso in anticipo, ma in realtà entro velocemente. Gli inglesi arrivano allo stadio tardi e fanno il tifo restando seduti. Niente bandiere, poche sciarpe. Agli occhi di un italiano resta impressionante come i tifosi del Norwich si facciano le foto davanti allo stadio indossando i propri colori. Da noi un marziano provocherebbe meno meraviglia, purchè beninteso indossi la divisa di casa.
Dopo 20′ di studio, il Tottenham ha facilmente ragione dell’avversario. Segna Kane su rigore, poi con un diagonale. Vicino a me i tifosi cantano “Harry Kane he’s one of our own” uno dei nostri, modo per esorcizzare una futura temuta cessione. Chiude Tom Carroll da fuori ed è 3-0.
Mistero sulle altre partite, notato un solo aggiornamento dallo schermo che però mostra la gara ed anche i replay. Spettacolo all’americana nell’intervallo, bambini tentano di segnare alla mascotte con il presentatore che li annuncia. Serata al Three Kings Pub, a West Kensington. Chiunque si fermi a Londra ed è appassionato di sport deve fermarsi in questo autentico paradiso, decine di schermi per seguire ogni genere di evento. Per me nella circostanza è il 4-0 del Southampton sull’Arsenal.
Giorno impegnativo il 28, due partite o quasi. Inizio da Crystal Palace-Swansea, trenino dal centro fino a Selhurst, zona sud della Greater London. E’ quasi un paese, lo si nota dall’atmosfera. Da noi il blocco delle auto si estende in tutta l’area che circonda lo stadio, per loro è solo una strada, a pochi metri dall’impianto. Dalla parte opposta c’è però un supermarket, con parcheggio annesso. Entro sugli spalti, sono in terza fila, non c’è zona antistante, sarò a 30 metri dalla bandierina, talmente vicino da sentire l’odore dell’erba, leggere i numeri sulla schiena dei giocatori. Il Palace è quinto, c’è entusiasmo, conto persino tre bandiere nel settore più caldo. Purtroppo il doppio turno 26-28 ha costretto i misters al turnover, non c’è Bolasie da una parte né Ayew dall’altra. La porzione di partita che seguo è povera di occasioni, il Crystal Palace mantiene una sterile superiorità. Al 55′, sullo 0-0, esco e torno verso la stazione, direzione Boleyn Ground.
Un treno e due metro fino alle fermata Upton Park della District Line per West Ham-Southampton. I tifosi dei Saints intonano i loro cori sin dall’uscita della metro. Quanto a quelli degli Hammers, chiunque abbia visto il film Hooligans può avere un’idea sulla loro passione. Entro nel settore Bobby Moore da dove noto che, a differenza di dovunque in Inghilterra, la partita si segue in piedi, come nelle nostre curve. Tradizionali inno e bolle ed alle 17 e 30 si comincia. Partita dai due volti. Prima frazione dominata dal Southampton che passa in vantaggio dopo un’azione avviata da un tacco al volo di Manè e conclusa nella propria porta da Jenkinson nel tentativo di anticipare Tadic. I Saints costruiscono e sprecano altre tre palle gol pulite. Sostituito il declinante Song ed il fumoso Zarate, entrano all’intervallo per il West Ham Andy Carroll e Lanzini. Questa è l’ultima stagione al Boleyn Ground: dopo più di cento anni si sposteranno all’Olimpico, costruito per Londra 2012.
I cambi mutano la storia, Carroll ricorda di essere stato un tempo il Kane di Inghilterra, Lanzini è immarcabile, ma ad impattare è Antonio: azione individuale, poi quando sembra aver perso il tempo, in caduta vince un rimpallo e la parabola che ne scaturisce beffa Stekelenburg. Pochi minuti dopo Antonio raccoglie un cross di Valencia, colpo di testa sulla traversa, torsione del collo di Carroll e tap in del 2-1. Tutti contenti all’uscita dallo stadio, anche se il percorso dall’uscita alla metro è transennato e per l’accesso ai treni c’è una lunga fila. I tifosi West Ham tornano verso casa ed all’altezza della fermata Holborn della Central, salgono sulla metro quelli dell’Arsenal, reduci dal 2-0 sul Bournemouth all’Emirates. Questo è il calcio a Londra.n
Giorno 29, il clou. 70′ con il treno delle East Midlands per andare da Londra StPancras a Leicester, la città dei miracoli, con la squadra di Ranieri prima in classifica e chiamata alla sfida con il Manchester City.
A dire il vero, mi aspettavo maggiore partecipazione. La città è tranquilla, immersa nelle festività, poco partecipe di quanto sta avvenendo. In centro non si vedono bandiere blu, né persone che indossano la maglia del club. Possiamo immaginare che accadrebbe nel caso di un corrispettivo italiano o spagnolo.
Avvicinandosi allo stadio, il blu dilaga. Acquisto il programma ufficiale, un must per i tifosi in Inghilterra, li collezionano come prova della loro fedeltà.
Prima della partita, lungo tutta la linea laterale, decine di bambini sventolano bandiere, spesso con la scritta “We are fearless” senza paura, motto del club. Il City è in controllo per quasi 40′, Sterling immarcabile, impegna due volte Schmeichel, che salva pure su DeBruyne, poi in 1′ prima Albrighton non arriva sul pallone da pochi passi ed infine Vardy calcia alto davanti ad Hart.
Il secondo tempo diventa un testa a testa, Kantè si distingue per i padroni di casa ma è ancora Schmeichel a respingere una schiacciata di Otamendi. Finisce col pubblico soddisfatto per lo 0-0 ed inneggiante al figlio del grande Peter.
E’ il momento del ritorno e di attendere la serie A, i nostri stadi, le nostre polemiche. Sappiamo però che c’è molto altro là fuori.