Un anno di serie tv: le 5 da recuperare se ve le siete perse
Serialmente parlando, l’anno che sta per chiudersi è stato decisamente ricco di nuove proposte e vecchi rinnovi. Sono state molte le première che hanno scatenato grandi aspettative e poi si sono rivelate dei flop colossali, così come sono state altrettanto numerose le ottime proposte che hanno finito per trovare posto accanto al trono occupato dai “mostri sacri”. Oggi vogliamo ricordare 5 serie tv che hanno attraversato l’anno senza infamia e con qualche lode, 5 fantasmi ingiustamente trascurati e meritevoli di recupero.
Wayward Pines. In rete ne hanno dette di tutti i colori su questo adattamento della trilogia cartacea di Blake Crouch. In primis c’è stato l’attacco alla trama che riprende vagamente, ci teniamo a sottolinearlo, l’impostazione de Twin Peaks. A voler essere pignoli, però, bisogna far notare a quanti hanno storto il naso che la vicenda narrata, oltre a non essere così banale come molte altre, non è poi tanto scopiazzata ed è anche piuttosto interessante (queste cittadine americane piene di segreti alla Stephen King sono meravigliose). E c’è Matt Dillon che ammettiamo non essere l’attore più espressivo dell’universo, ma non ci sembra eccessivamente malvagio nelle vesti del protagonista. Insomma, l’idea è buona, i misteri attirano, affascinano e, in barba a tutti quelli che la pensavano diversamente, il rinnovo per una seconda stagione è arrivato. Dunque, vogliamo dare a questa serie una seconda possibilità?
Outlander. Gli amanti del period drama si sono strappati i capelli davanti al pilot di Outlander perché, anche se la serie è stata gettata nel calderone recante l’etichetta “fantascienza”, resta comunque un period drama, impostato per giunta molto bene nonostante la dubbia origine (La saga di Claire Randall di Diana Gabaldon). Il set tutto scozzese è il principe dello show, le Highlands e la colonna sonora rendono il tutto ancora più gradevole e i colpi di scena costruiti ad arte fanno persino sopportare ai cinici l’anima innegabilmente romance della trama. Un buon prodotto che dovrebbe essere seguito anche dai non fans della saga cartacea anche perché, diciamocela tutta, chi di noi non ha mai sognato di viaggiare nel tempo e trovarsi magicamente in un’altra epoca (al cospetto poi di Sam Heughan alias Jamie Fraser con tanto di kilt)? La seconda stagione è prevista per la prossima primavera e promette grandi sorprese.
Black Sails. “Quindici uomini sulla cassa del morto. Yoh, oh, oh! E una bottiglia di rhum”. A chi non piacciono i pirati? Il capitano Flint, John Silver, Charles Vane, Anne Bonny… Praticamente ci sono tutti i famosi (mancherebbe Barbanera ma chissà). Non sarà un capolavoro (o forse si?) ma è una di quelle serie tv che si lasciano guardare tutte d’un fiato, non solo per l’ambientazione esotica ma anche per la trama ricca di mirabolanti colpi scena e, attenzione, di flashback che, per una volta tanto, hanno un senso compiuto e non sono gettati lì tanto per fare scena, rovinando il tutto. Nulla a che vedere con la saga cinematografica de I pirati dei Caraibi, sull’isola di Nassau non ci sono umorismo, romanticismo o buoni sentimenti, qui il bene non vince sul male, questo è un covo di assassini e delinquenti senza scrupoli (donne comprese) che tirano fuori il coltello per un nonnulla. Alcune scene sono decisamente da grande schermo, come quelle ambientate sulle navi e realizzate davvero a regola d’arte. Cosa dire di più per convincere chi è scettico a immergersi nel mondo dei pirati? Vento alle vele!
The Musketeers. Altro period drama passato quasi inosservato per due stagioni. Siamo d’accordo sul fatto che la trama è la solita, vista e rivista, trita e ritrita, e che ormai cappa e spada non fanno più l’effetto di una volta, ma, nel complesso, la serie non è poi così deprecabile. Forse l’intreccio appare leggermente ingenuo e prevedibile ed i personaggi poco approfonditi (con l’eccezione di Athos che è l’unica figura complessa), ma i costumi, l’umorismo, l’azione e l’ambientazione (Praga) compensano la mancanza di originalità. E poi ci sono gli attori la cui recitazione non è pari a quella di un ciocco di legno ma piuttosto buona: Peter Capaldi è un ottimo Richelieu, così come Luke Pasqualino, il redivivo Paolo de I Borgias ormai cresciuto e maturato artisticamente (come si evince dalla folta chioma), che impersona un ironico e scanzonato D’Artagnan. Ryan Gage, alias Luigi XIII, meriterebbe un discorso a parte, se non altro per la faccia buffa che peraltro resta sempre la stessa in ogni occasione, e la particolare grazia con cui riesce ad essere ignaro di tutto ciò che lo circonda. Al di là degli amanti delle serie tv in costume, che guardano qualsiasi cosa sia ambientato prima del 1900, il resto dei serial addicted potrebbe compiere uno sforzo in più e recuperare The Musketeers poiché, a conti fatti, è la tipica serie senza pretese, poco impegnativa e piacevole da guardare.
Da Vinci’s Demons. Il 2015 è stato fatale a Leonardo Da Vinci. Dopo ben due stagioni gradevoli e ben costruite, la terza ed ultima è stata leggermente confusionaria. Nonostante Leonardo non sia un personaggio dalla facile interpretazione, Tom Riley lo ha reso, secondo il nostro modesto parere, in modo ineccepibile, proprio così come lo spettatore lo immaginava: tra il serio ed il faceto, tra la follia e la completa sanità mentale. La Firenze di Lorenzo il Magnifico ci ha affascinato per due stagioni, così come i numerosi personaggi storici nei quali ci siamo imbattuti, da Lorenzo stesso a suo fratello Giuliano, da Girolamo Riario (al quale tutte le donne hanno senza dubbio invidiato l’immobile e folta frangetta) a papa Sisto IV, fino ad arrivare ad un giovanissimo Niccolò Machiavelli, forse il personaggio più interessante dello show. Poi qualcosa si è rotto e questa terza stagione ci ha visti tirare un sospiro di sollievo davanti all’inesorabile fine di un intreccio che stava degenerando nel caos più totale. Personaggi che perdevano completamente la bussola, come il “frangettone” Riario in preda ad una crisi mistico-religiosa, o altri che si sono trasformati, come Lorenzo il Magnifico che, da un RoboCop in versione rinascimentale ha improvvisamente sfoggiato una barbetta alla Frate Indovino piuttosto inquietante, fino ad arrivare a personaggi sbucati fuori dal nulla e gettati nella mischia per fare numero. Non ci stupiamo che questa season finale sia passata praticamente inosservata, ma tutto il resto? Recuperiamolo e meditiamoci sopra, se non altro perchè a tutti piacciono gli intrighi politici, le cospirazioni, i misteri millenari delle sette segrete e… la frangetta del conte Riario!
Twitter: @Claudia78P