Sanremo 2016, il Teatro Ariston alla ricerca di un senso
Ancora una volta spetta a Carlo Conti l’onore e l’onere di presentare il Festival di Sanremo, giunto alla sua sessantaseiesima edizione, in scena dal 9 al 13 febbraio 2016. Prevedibilmente riconfermata la location presso il Teatro Ariston – nome scelto non a caso, visto che aristos, in greco antico, significa “il migliore” – nel corso della puntata di domenica 13 dicembre de L’Arena di Massimo Giletti, su Rai 1, proprio Conti ha annunciato i nomi dei 20 Big ammessi alla kermesse. Ecco allora chi sono i fortunati prescelti e i brani a cui affideranno i loro sogni di gloria:
Deborah Iurato e Giovanni Caccamo (Via da qui); Noemi (La borsa di una donna); Alessio Bernabei (Noi siamo infinito); Enrico Ruggeri (Il primo amore non si scorda mai); Arisa (Guardando il cielo); Rocco Hunt (Wake up); Dear Jack (Mezzo respiro); Stadio (Un giorno mi dirai); Lorenzo Fragola (Infinite volte); Annalisa (Il diluvio universale); Irene Fornaciari (Blu); Neffa (Sogni e nostalgia); Zero Assoluto (Di me e di te); Dolcenera (Ora o mai più); Clementino (Quando sono lontano); Patty Pravo (Cieli immensi); Valerio Scanu (Finalmente piove); Morgan e Bluvertigo (Semplicemente); Francesca Michielin (Nessun grado di separazione); Elio e le Storie Tese (Vincere l’odio).
Tra le vecchie leve emergono gli evergreen Patty Pravo, Elio e le Storie Tese, Enrico Ruggeri e gli Stadio. Il panorama hip hop italiano è rappresentato da Neffa, pazzesco ai tempi dei Sangue Misto, che non ha bisogno di presentazioni ma forse di un po’ di rilancio, e dalle stelle nascenti del Sud, Clementino e Rocco Hunt (quelli di Giungla, per intenderci), diamanti grezzi, giovani promesse della scena rap nostrana. Come ogni anno a Sanremo si esibiranno alcuni grandi artisti e altri decisamente mediocri, creati a tavolino, molti figli dei talent show dalle voci più o meno seriali e altamente commerciali, che finiranno prima o poi nel Purgatorio della musica in attesa del Giudizio. Ma le sfide forse sono entusiasmanti per la varietà delle proposte, per i diversi generi musicali, per i mix azzardati, talvolta veri e propri “mischioni” ai limiti del trash.
Eppure Bernardo di Chartres disse che “siamo nani sulle spalle dei giganti”, nel senso che noi possiamo guardare meglio l’orizzonte non perché siamo più alti o abbiamo una vista migliore dei nostri predecessori, ma perché la grandezza dei giganti del passato ci innalza dalla miseria ai cieli. E’ dalla notte dei tempi che ci si interroga sulla presunta superiorità dell’antico rispetto al moderno.
Per questo, allora, bisogna avere cautela quando si ha a che fare con i sogni e le aspirazioni di chi sta cercando la propria strada, di chi prova faticosamente a costruire se stesso tassello dopo tassello, perché quando si maneggiano i sentimenti, si rischia di distruggerli. Non serve demolire con arroganza le nuove leve, puntare il dito contro qualcuno dall’alto dei nostri piedistalli, perché sul palco dell’Ariston, come nella vita, non ci sono né vinti né vincitori, ma solo percorsi di consapevolezza.
Twitter: @Vale_Perucca